Report Viaggio in Scozia (30/07 - 12/08/2002)
Nelle Highlands !
L’attesa svanisce, siamo nelle Highlands…
Troppo traffico per i miei gusti…
Il ferry ci attende, purtroppo per il ritorno…
Le nostre impressioni sulla Scozia
La meta per le vacanze proposta dal gruppo dello scorso anno frullava già da tempo nella nostra testa e la meta era molto intrigante; purtroppo nel momento in cui il programma viene reso pubblico dobbiamo a malincuore bissare : troppi giorni e anche i soldi necessari non sono pochi, decidiamo di passare la mano in attesa di tempi migliori.
Comincio a guardare la cartina dell’Europa e la ex
Cecoslovacchia mi incuriosisce, dopo aver analizzato ex. Germania dell’est e
Polonia.
Chiedo info agli amici e ad Alessandro di Lecco,
conosciuto in Romania; mi dice di lasciar perdere la Cecoslovacchia e fare prima
la Scozia…l’invito di andare a trovarlo per vedere le Dia delle sue vacanze
là non cade a vuoto e dopo averle viste è proprio la Giò che in modo
perentorio decide la meta delle vacanze…che dire…va bene !
Queste sono state le prime vacanze che abbiamo organizzato usando la rete; orari e costi dei ferry effettuando poi la prenotazione e il pagamento a Milano, molte info sui luoghi da visitare, la scelta dei B&B in giro (in verità solo un paio), il meteo.
Inutile dire che Internet è davvero una fonte inesauribile di informazioni ed un aiuto lo da davvero, anche grosso !
Nessuna particolarità per la moto, se non gomme
nuove e cuscinetti e perni ingrassati allo spasimo, per debellare il più
possibile danni da acqua infiltrata. I soliti ricambi di circostanza.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, completo in
GoreTex, tute antiacqua, guanti invernali in GoreTex; stivali in GoreTex, pile e
micropile al posto di maglioni .
Valigie molto più vuote rispetto agli anni scorsi,
poca roba ma da usare tutta per lasciare il posto ad eventuali tute arruffate in
attesa di essere piegate…
Qualche sacco di plastica (quelli neri per
l’immondizia) e un telo di plastica sottile, non si sa mai…
Ho dato spazio all’indicazione delle condizioni meteorologiche vista la leggenda che vuole la Scozia come un paese piovoso; nel “diario” cercherò di inserire il più possibile le variazioni delle condizioni del tempo.
Posso anticipare che su undici giorni di permanenza
non abbiamo mai dovuto mettere le tute antiacqua, e se sommassimo tutte le ore
di pioggia vera che abbiamo preso…bhè sarebbero si e no meno di dieci, molto
meno. Ogni tanto qualche goccia, a volte il drizzle scozzese (quella nebbia
mista a sottile gocce di acqua), cielo a volte coperto ma avaro di acqua…e
anche quasi tre giornate di sole favoloso e caldo.
Nelle Highlands poi, il cielo plumbeo riesce a
regalare dei colori davvero unici che esaltano ancora di più i paesaggi .
La sveglia inesorabile suona alle 4 del mattino. Nonostante il sonno non esito e zompo giù dal letto. La moto già pronta in garage, carica. Mancano solo le ultime cose.
Salto la colazione e mi preparo; completo in Gore-Tex
con protezioni, maglietta, stivali, guanti e casco. La Giò è arrivata, anche
lei pronta per partire.
Porto fuori la moto e la faccio scaldare, nel
frattempo saluto i miei, che al solito si raccomandano di stare attenti, e
partiamo.
Scendiamo verso Luino
per proseguire verso il confine svizzero costeggiando il lago, fino a Bellinzona
dove prenderemo l’autostrada per Airolo.
Sono tentato di andare a suonare il campanello a casa di Ale e scappare, ma
desisto dall’impresa…ti è andata bene !
L’aria è fresca e lo scarso traffico ci fa filare
veloci fino ai piedi del Gottardo.
Solo verso l’ingresso del tunnel si materializza la coda di camion in attesa
di passare il traforo.
Noi preferiamo fare il passo, anche se più lungo e
lento è senz’altro meno asfissiante e molto più tranquillo. E come al solito
percorriamo la vecchia strada della Tremola, deserta, immersa nel
buio…bellissima come sempre. Raggiungiamo la cima, la vista del piazzale
vuoto, poche luci accese dietro le finestre del bar e dell’albergo…l’aria
è più che frizzante !
Scendiamo subito dal lato opposto fino a Goschenen
dove rientriamo in autostrada. Alla prima area di servizio ci fermiamo per fare
benzina e soprattutto colazione…e per scaldarci un poco.
Ripartiamo rinvigoriti costeggiando il lago dei
Quattro Cantoni e passata Lucerna
puntiamo su Basilea. Al solito ci
ritroviamo ad attraversare il centro della città per raggiungere l’autostrada
che ci porta in Francia, ma quest’anno complice l’ora mattutina ce la
sbrighiamo in fretta.
Pochi kilometri e siamo al confine con la Francia,
diretti verso Mulhouse. Ancora un
tratto di autostrada e poi superstrada per raggiungere Epinal, dove sostiamo per il pranzo, e tagliando su strade
secondarie, Vittel, nota stazione
termale e famosa per la sua acqua minerale. Il primo tratto francese è in zona
quasi montana, bei boschi di pini e aria fresca, la seconda parte, quella verso Vittel
è più collinare, ma comunque piacevole. Il modesto traffico concede qualche
distrazione alla guida permettendoci di godere del panorama.
Per strade ancora più secondarie raggiungiamo St.
Dizier dove ci fermeremo per la notte. Le zone attraversate sono quelle dei
Vosgi e della Marna : bellissimi campi leggermente mossi coltivati a grano e
granoturco, in cui spuntano gruppi di alberi, come se gettati da una mano che li
ha sparpagliati così, a caso, nel panorama. Una immensa scacchiera oro e verde,
un bel colpo d’occhio. Ogni tanto contadini al lavoro per la mietitura, in
altri stanno già arando…
Raggiungiamo il motel molto presto, e visto il caldo
ne approfittiamo per spogliarci (indossiamo il completo in Gore-Tex…) e
riposare un poco; fuori il caldo è davvero intenso e un pisolo ci scappa
volentieri. Usciamo a cenare e comperare della frutta per il dopo cena; il tempo
di sistemare le valigie e ci addormentiamo…
Oggi il sole ci ha seguito in tutto il percorso, e
anche prima di addormentarci sembra promettere bene; le previsioni danno
possibili rovesci nel pomeriggio, ma a quell’ora dovremmo essere quasi
arrivati a destinazione…o almeno lo spero !
Sveglia ad orario più decente e colazione vera.
Tempo le 8 e 30 e stiamo partendo diretti verso Chalon-en-champagne e poco prima di Reims entriamo in autostrada. Queste zone le abbiamo percorse due
anni fa e quindi non percorriamo le strade statali, che peraltro corrono
parallele all’autostrada. Non sapendo tempi e modi dell’imbarco, e per
evitare il maltempo, percorriamo l’autostrada, che fino a Calais ci costa poco più di 5 Euro. Puntiamo su Calais
e poi costeggiamo il mare verso il confine con il Belgio.
Ancora in Francia ci fermiamo per il pranzo, non sapendo che tipo di strutture
troveremo sulle autostrade belghe, ne i prezzi…
Il cielo alla partenza sembrava volesse annunciare un
diluvio, invece siamo riusciti ad evitarlo precedendolo lungo la strada; il
sole, anche se velato, ha poi avuto la meglio sul resto del viaggio. Solo quasi
giunti a Calais l’acqua ci ha
rinfrescato le idee, ma all’ora di pranzo era pressoché finito tutto; solo
qualche goccia e la polvere dell’acqua sollevata dalle auto che ci
precedevano.
Alternando tratti di autostrada e superstrada,
raggiungiamo Zeebrugge, porto da cui
ci imbarcheremo per l’Inghilterra. L’idea di costeggiare il mare anziché
puntare su Zeebrugge passando da Lille
è motivata dall’idea di godere della vista del mare, ma la strada corre
troppo all’interno e il mare lo si vede ben poco; il tratto da Calais
verso la Normandia fatto due anni fa, è tutto parallelo la spiaggia e la
scogliera, ecco il motivo della scelta a tavolino…
Quasi giunti a destinazione comincio a sentire un
rumore cattivo che mi preoccupa : arriva dal carterino del pignone…penso al
peggio. Il fatto di avere la catena con soli 13 o 14 mila kilometri mi fa
pensare di tutto; aiutato dal solito agente in moto, troviamo una piccola
officina Honda (per caso !) e verificato che la catena e’ di una lentezza
incredibile, il timore di dover rinunciare alla partenza svanisce. Se il
problema fosse stato grave non mi sarei nemmeno imbarcato. Regolo la catena,
pagando giusto dieci Euro al mekka (!) per assistermi nel fare il lavoro e
prestare le chiavi necessarie, e appena parto l’assenza del rumore mi mette di
buon umore.
Strano comunque, mai successo che dopo 1500 km. la
catena fosse così molle…mi sa che durerà poco…comunque essendo a metà
vita dovrebbe perlomeno tenere.
Guadagniamo il porto di imbarco e in brevissimo tempo ci danno istruzioni su biglietti, buoni pasto e ora di imbarco. Attendiamo in coda. Tra gli altri mezzi tre moto stradali targate inglesi nel piazzale. Poco dopo arrivano i tre proprietari delle moto, e uno dei tre attacca bottone chiedendoci da dove arriviamo e dove andiamo : alla risposta “Scotland”, l’inglese con una scrollata di capo e una smorfia, se ne esce con un “Why?” e gli spunta un mezzo ghigno…la “rivalità” tra inglesi e scozzesi…
Loro sono reduci da una tre giorni in giro per il
nord Europa, una vera mattata di kilometri : in tre giorni sono andati fino in
Danimarca, Amsterdam, Germania, Francia e stanno tornando a casa. Detto nulla !
All’ora prevista saliamo sul traghetto. Osservo
come legano le moto gli altri e poi procedo anch’io, con una tecnica personale
che nonostante tutto non fa muovere la moto di un millimetro…
Portiamo le valigie e tutto il resto in cabina,
quando mi viene in mente che devo assolutamente lubrificare la catena : potete
immaginare le facce della Giò… scendiamo nella stiva e procediamo a slegare,
ingrassare la catena e legare di nuovo la moto…ormai mi sono impratichito !
Ritornati su, ceniamo con i panini che abbiamo
acquistato a terra, e poi facciamo un giretto sui vari ponti, proprio nel
momento in cui stiamo per salpare. Un caffè ad uno dei tanti bar, un giro al
duty-free e ai negozietti e poi in cabina; doccia e a dormire.
La cabina, come prevedevamo, e’ un poco piccola, ma
riusciamo a gestire tutto al meglio e a viverci…
La sveglia suona presto, sono le 6. Complice l’aver tirato indietro l’orologio di un’ora, siamo riusciti a farci comunque una bella dormita. Il salone dove facciamo colazione è ancora abbastanza vuoto e il buffet è da pranzo di matrimonio. Ci limitiamo al solito a cui siamo abituati, ma vedere pancetta, uova e salsicce…
Osserviamo intanto fuori dal finestrino…il cielo è coperto e la zona portuale sembra non finire mai; sono ormai alcune mezz’ore che seguiamo le banchine del porto e non se ne vede mai la fine !
Appena possibile portiamo parte delle valigie vicino
la moto e cominciamo a slegarla; prima di scendere con le ultime cose, diamo
un’occhiata dal ponte esterno : il cielo è molto coperto, ma almeno non
piove. Una nebbiolina all’orizzonte che a tratti copre la vista impensierisce
la Gio’ : “Sarà mica sempre così, qui ? vero ?”
“ No, vedrai che è solo il comitato di benvenuto, poi cambia
tutto…” ma non ne sono sicuro nemmeno io… !!
Quando tocca a noi scendere, il cielo ha deciso di
scaricare un po’ di pioggia…ok, abbiamo fatto tombola !
Seguiamo le indicazioni per York, e poi per Darlington.
Da qui in poi dobbiamo continuare per Carter
Bar. In prossimità di Newton
abbandoniamo la strada principale per perderci nella campagna inglese, che fino
ad ora è rimasta coperta dalla nebbia. Il motivo della deviazione è per vedere
un tratto del Vallo di Adriano,
l’enorme muro costruito per segnare il confine dell’impero romano; del muro
resta praticamente nulla, visto che nei secoli i sassi sono stati utilizzati per
fare di tutto. Solo una parvenza di fossato indica il luogo dove sorgeva; ogni
tanto qualche resto delle fondamenta di insediamenti. Ci fermiamo un uno spiazzo
dove lasciamo la moto in custodia a due gruppi di camperisti italiani, per
incamminarci nel prato alla ricerca di un tempio del dio Mitra, scoperto sotto
il terreno. Lasciamo il posto scambiando quattro chiacchiere con i camperisti e
ci lanciamo verso Carter Bar.
La strada è davvero una favola : asfalto granuloso
che offre un grip ottimo anche con l’acqua, traffico scarsissimo, segnaletica
ottima e in dose adeguata (assolutamente assenti i cartelli pubblicitari che da
noi crescono come funghi, e quelli stradali sono davvero esplicativi e precisi).
E’ il paesaggio che la fa da padrone, l’uomo
ancora non ha fatto scempi, o forse è più intelligente che negli altri
stati…campi verdi, mucche, pecore…infonde uno stato di tranquillità e pace
davvero uniche…viaggi con il sorriso stampato sulla faccia…quasi in
estasi…
La nebbia ricompare a tratti, accompagnandoci fino al
confine con la Scozia. Il disagio più grosso è che copre la visuale del
paesaggio, non crea comunque problemi per la circolazione.
Carter Bar è
un piccolo passo che posto sul confine, ci fa da porta per la Scozia : moto in
posa e poi una bella foto vicino al masso che reca la scritta in stampatello
“SCOTLAND”…nella foto è rimasta impressa anche la nebbiolina che ci
circondava…
Ultimi kilometri prima di Jedburgh dove passeremo la notte, percorrendo strade in un
andirivieni di saliscendi in boschi e prati; cerchiamo il B&B prenotato via
rete e dopo aver lasciato tutto in camera andiamo a visitare l’abbazia. Jedburgh
è una cittadina molto tranquilla, via principale su cui si staccano diverse
viuzze laterali, una piazza centrale circondata dai negozi e il fiume che la
divide dalla strada principale dove corre tutto il traffico.
Visitiamo l’abbazia, o meglio quello che ne resta,
come tutte quelle che vedremo domani. Durante le numerose invasioni inglesi
tutti gli edifici e le opere d’arte sono stati distrutti o portati via. Un
vero peccato, perché le abbazie
dovevano essere davvero splendide e maestose…ci perdiamo tra mura ancora in
piedi in cui sono rimasti rosoni e finestre in stile gotico, le basi delle
colonne delle navate, e tutte le fondamenta dei muri che componevano il
complesso abbaziale, di notevoli dimensioni.
Finita la visita cerchiamo un posto dove cenare, con
un hamburger e patatine…praticamente onnipresenti. Nei giorni a venire
cambieremo sicuramente dieta, il fegato ne sarà riconoscente ! Questa sera la
fame e “l’inesperienza” ci hanno guidato nella scelta…
Domani si va ad Edimburgo.
Colazione nel salotto dannunziano, colazione ricchissima. Sulla tavola c’è di tutto…
La coppia inglese che divide con noi il tavolo nella sala di casa arriva da Edimburgo, e ci consiglia una visita al tour dei fantasmi…ringrazio per il consiglio e ci congediamo augurando loro una buona giornata
Saldiamo il conto e sotto una leggera pioggerellina,
che i locali chiamano drizzle, ci dedichiamo al tour delle abbazie : Dryburgh,
Melrose e Kelso.
La strada che unisce le abbazie è di campagna, non
tanto come fondo quanto come paesaggio. Tranquille, poco traffico, belle colline
verdi, fattorie…ogni tanto una lepre attraversa…il fondo sempre perfetto
nonostante l’acqua concede qualche distrazione in più…bello…
Nel giro includiamo la visita a due castelli : quello
di Greenknowe è una torre in parte
distrutta, ma comunque accessibile posta su una collinetta, mentre la Smailholme
Tower è un vero e proprio castello di cui integro resta solo la gigantesca
struttura austera e massiccia della torre centrale, al cui interno si trova una
piccola mostra sulla vita locale. La strada per arrivarci la sbagliamo due
volte, vista l’assenza di cartelli (unica volta in tutto il viaggio
l’assenza di indicazioni…) e solo dopo averla vista in lontananza, la
raggiungiamo per intuito. Come se non bastasse l’ultimo tratto di strada corre
all’interno di una fattoria e poi nei campi: l’idea di inaccessibile…
Un improvviso acquazzone di una violenza inaudita ci
coglie nel tragitto di trecento metri che ci separa dalla torre : inaspettato e
battente. Arriviamo alla torre fradici, con il casco chiuso in testa, quando
sulla porta smette di piovere ! Il tempo in Scozia è molto variabile…ora lo
abbiamo accertato !
Siamo in tre a visitare la torre…
Raggiungiamo Kelso,
dove prima di dare un’occhiata alla abbazia, pranziamo in un locale in centro;
durante il tentativo di parcheggio una solerte poliziotta mi redarguisce per
aver parcheggiato sul marciapiede. Non volevo essere incivile, ma mi sembrava
troppo occupare un posto da auto con la moto, e visto il marciapiede larghissimo
ne ho approfittato. I parcheggi per moto sono rarissimi.
Dedicherò due righe alla fine di questo report sulle
abitudini nella guida e la circolazione stradale, meritano…
Puntiamo verso la costa, anche per avere modo di
vedere la zona di St. Abbs Head .
Misero proposito ! la strada è densa di traffico,
anche pesante, ma è la nebbia (insieme all’acqua) che limita la visuale. Più
in là di pochi metri dal nastro di asfalto non si vede nulla…a saperlo che il
tempo era così tagliavo diretto su Edimburgo
dall’interno anziché fare la costa, ma anche la Giò era del parere che
valeva la pena tentare.
Pazienza, ci facciamo i circa 100 kilometri in più;
intanto il rumore alla catena si ripresenta e quindi modero un pelo
l’andatura.
Affrontiamo la tangenziale di Edimburgo (bypass, come lo chiamano gli scozzesi) e dopo aver
superato l’uscita giusta (junction) torniamo indietro per recuperarla. Una
volta usciti è bastato prendere per il centro e in brevissimo tempo ci troviamo
davanti al B&B prenotato via rete nel mese di aprile, solo un paio di
indicazioni chieste ai passanti; tra i quali un distinto signore barbuto, che di
tutta risposta alla mia domanda mi ha elargito la frase “Sono appena uscito
dal pub e ho bevuto, ma la strada proprio non la conosco, mi spiace…”
congedandosi molto dispiaciuto. Gli scozzesi sono gente davvero cordiale,
simpatica e forte di spirito, unici.
Il B&B è davvero bello, molto curato. Ci viene
data la chiave e tutte le indicazioni per raggiungere il centro, dove far lavare
la biancheria, …
Ci piazziamo in camera, sistemiamo al meglio tutto
(ci fermeremo due notti), e dopo aver fatto la doccia andiamo in centro, per
dare un’occhio al movimento, informarci sugli orari di visita al castello,
cenare, vedere le proposte offerte riguardo i tour della città.
La via principale che parte dal castello, il Royal
Mile, è tutto pedonale, affiancato da negozi, musei, locali e la gente è
davvero tanta, complice il Military
Tattoo e il Festival Fringe. Si
potrebbe stare in giro tutta la notte di sicuro !
Da pensionati torniamo al B&B con l’autobus
stando ben attenti alle fermate !
Dopo la colazione decidiamo per due incombenze
prioritarie : la prima è di portare i vestiti in lavanderia e la seconda di
andare in ferramenta a comperare le chiavi per regolare la catena. Domani è
domenica e se la catena fosse davvero molle mi ritroverei con i negozi e le
officine chiuse, e anche qui non sapendo come vengono gestite le domeniche da
negozianti e centri commerciali, preferisco non rischiare. Tre chiavi per la
modica cifra di circa 30 Euro…mi do del coglione da solo…
Biglietto giornaliero dei bus e via verso il
castello, che decidiamo di visitare autonomamente con la guida cartacea; la
nebbia inesorabile ci toglie qualunque tipo di visuale sia sul castello che
sulla città vista dal castello, ma non ci possiamo fare nulla. Se ne andrà
solo a metà pomeriggio. In compenso dona ad Edimburgo
una sua atmosfera particolare…
Il castello è molto ben tenuto, ma privo di
affreschi, arredamenti e tutto quanto si pensa di trovare al suo interno; è
stato usato fino in tempi recenti come “caserma” e quindi l’utile ha
sopravvalso sul bello.
E’ comunque notevole come struttura; i gioielli
della corona e alcuni arredi dell’epoca riescono a dare un’idea della
regalità del luogo nei secoli scorsi.
Il matrimonio di un militare nella piccola chiesa all’interno delle mura attira tutti i turisti, per la curiosità del rito e per la visione dei partecipanti, dai marinai in uniforme (giovanissimi) alle damigelle con i paggi, a padre e figlio di pochi anni in stupendi kilt; restiamo anche noi ad osservare per un poco la cerimonia.
Con il passare delle ore la quantità di turisti
aumenta e la scelta di fare la visita del castello sul presto, si rivela
azzeccata. Ne approfittiamo e usciamo dalle mura, per cercare anche un posto a
buon mercato dove mangiare; se la Scozia è cara, Edimburgo lo è ancora di più !
Scegliamo un locale lungo il Royal Mile che abbiamo adocchiato già ieri : scopriamo che i
gestori sono italiani, così la Giò opta per una pizza mentre io mi butto su un
Fish&Chips davvero fenomenale…
All’unico tavolino fuori mangiamo sotto un leggero
drizzle, insieme ad una ragazza dai tratti somatici indiani e ad un simpatico
signore indigeno molto loquace, tutti quanti coinvolti nella frenetica vita che
ogni giorno vede popolare il Miglio di turisti, artisti di strada, scozzesi…
Salutiamo i commensali di oggi con il proposito di partecipare ad uno dei tour pedestri nella città : uno dei pochi ancora disponibili e in procinto di iniziare è quello dei “sotterranei” .
Edimburgo,
la parte vecchia di essa, è costruita su una sorta di collina. Nel corso degli
anni le continue invasioni e le non facili condizioni di vita nelle campagne,
spinsero i popolani a cercare rifugio all’interno delle mure quantomeno per
proteggersi da ladroni e invasori; fu così che il sottosuolo della città vide
nascere delle vere e proprie città sotterranee, sprofondando anche di 17
livelli nel sottosuolo ! E’ chiaro che senza ricircolo di aria, luce e acqua
le condizioni erano davvero spaventose…i livelli che ci sono stati mostrati
contavano al loro interno addirittura ossari, negozi, laboratori, il tutto a suo
tempo illuminato da lampade a petrolio o grasso animale…davvero incredibile…
Torniamo alla luce per completare la nostra
passeggiata dirigendoci verso la parte bassa del Miglio, per andare a visitare
un museo davvero imperdibile : quello dei giocattoli !
Al suo interno sono raccolti i giochi che da un
secolo, o forse più, hanno fatto divertire tantissimi bambini : dai soldatini
di piombo ai robot giapponesi di plastica, dalle bambole di pezza alle moderne
Barbie, dai giochi in latta ai videogiochi odierni. Inutile dire che i
protagonisti sono proprio i bambini, che ad ogni angolo trovano modo di farsi
coinvolgere da clown, giochi da tavolo, matite colorate e travestimenti.
Ritorniamo al B&B per preparare le valigie,
torneremo in centro per cena. Il dopo cena è uno spasso, ad ogni angolo un
artista si esibisce nel suo repertorio di evoluzioni o intrattenimento, mai riso
così tanto…a malincuore ad una certa ora ritorniamo indietro, domani lasciamo
Edimburgo…
Oggi, come ieri, ho più volte cercato di contattare
Leo, un Lisstarolo della zona di Milano,
che si trova anche lui in vacanza in Scozia. Anche lui ha il mio numero e la
speranza è proprio quella di darci un puntello quantomeno per salutarci…gli
ho inviato anche il programma di massima che seguiremo, proprio per avere
un’idea di dove ci troveremo il tal giorno per combinare un incontro reale.
Non ci siamo ancora conosciuti di persona, giusto una manciata di e-mail prima
del viaggio per scambiarci idee e progetti di questa vacanza…
Purtroppo per tutto oggi non ci sono riuscito…
L
Al solito, sveglia mattutina per caricare la moto e fare colazione; oggi e’ domenica e spero che almeno per uscire da Edimburgo non ci sia troppo traffico.
Decidiamo di prendere l’autostrada giusto per raggiungere ad ovest la città, anche perché in centro già da ieri stavano chiudendo parecchie vie per alcune parate del Military Tattoo.
Molto velocemente arriviamo alla nostra uscita, per
proseguire in mezzo alle campagne ancora addormentate e velate dalla solita
nebbia scozzese.
La prima tappa di oggi è la zona intorno a Rough
Castle, dove si trovano ancora alcune tracce del Vallo
di Antonino. Come per quello di Adriano, ci vuole davvero molta
immaginazione : dopo aver preso un paio di stradine periferiche, grazie anche
alle indicazioni di una anziana signora che oltretutto continuava a farci
domande trattenendomi per un braccio ( sono dovuto partire a manetta, non si
staccava più :-DDD ) e dopo un
tratto sterrato ci troviamo in un grande prato…al lato un avvallamento indica
la zona in cui il possente muro era stato eretto e grazie ad alcune tavole
illustrative, ci si rende conto dell’opera, ancora più grande di quella vista
il primo giorno…anche qui, i massi sono stati usati per altre costruzioni, così
da non veder più nulla se non il fossato. Peccato.
Lasciamo la zona puntando su Stirling, dove si trova un castello davvero importante : a tale
castello vengono legate importanti leggende di Re Artù, simbolo della storia scozzese e non solo.
Guadagniamo il piazzale di accesso con un sole
bellissimo; ci dedichiamo alla visita, passando da cortili interni a giardini
freschi e tranquilli. Dalle mura di cinta si godono bellissime vedute sulla
pianura sottostante e sullo sfondo a qualche kilometro di distanza si scorge
l’imponente monumento a William Wallace,
eroe nazionale scozzese, simbolo della libertà e indipendenza
dall’Inghilterra.
Stiamo per lasciare il piazzale, quando una nutrita
banda in costume, con cornamuse e tamburi, si avvicina suonando…l’emozione
è indescrivibile. Lasciamo tutto sulla moto e corriamo ad assistere a questa
esibizione. Pensate una cinquantina di suonatori che intonano le classiche
canzoni scozzesi…nonostante il caldo ho la pelle d’oca e a giudicare dagli
sguardi non sono il solo…spettacolo unico…
Approfittiamo di una sosta della banda, altrimenti
non andremmo più via, per partire, questa volta alla volta della costa vicino a
Saint Andrews , dove si trovano i
resti della più grande abbazia di Scozia. Tutto il tratto di costa è
impreziosito da numerosi paesini arroccati sulla scogliera, Elie,
Pittenweem, Crail, che
donano alla zona un’atmosfera d’altri tempi, paesi di pescatori e di sfide
contro il mare.
Proprio durante uno di questi trasferimenti il
cellulare suona : è Leo che finalmente sentiamo !
Il puntello è per stasera a Dunkeld, tappa di oggi.
Dopo aver visitato i resti dell’abbazia a Saint
Andrews e al museo di pietre tombali e sarcofagi ritrovati durante alcuni
scavi, puntiamo verso Perth,
attraversando l’interno della piccola penisola del Fife
in cui ci troviamo. Mancano meno di trenta kilometri a Dunkeld, attraversando una piccola valle immersa nel verde, che ci
fa riprendere fiato dopo il caldo patito oggi.
Scopriamo che Dunkeld
non è altro che una piccola cittadina con quattro strade…meglio, così avremo
modo di osservare la vita di paese, i suoi ritmi, le sue abitudini. Dopo aver
chiesto in un paio di B&B in paese, decidiamo di uscire giusto un paio di
kilometri, trovando un’ottima sistemazione in una casetta a due piani, dove la
signora ci accoglie con una tazza di tè caldo. Siamo contenti della scelta,
zona tranquilla, camera spaziosa e cifra giusta…abituati alle cifre di Edimburgo
!
Non appena Leo chiama lo recupero in paese e lo
accompagno nella ricerca di una camera per la notte, che troverà poi nella
unica via che attraversa Dunkeld . Ci
diamo appuntamento per la cena, che vista la troppa tranquillità della zona,
faremo a Pitlochry, una trentina di
kilometri da qui. Le presentazioni ufficiali a tavola, cominciamo a
chiacchierare sui giorni trascorsi, sul paese, tutto quello che abbiamo vissuto
fino ad oggi. Prima di andare a dormire una birra all’unico pub di Dunkeld, in compagnia di un simpatico ragazzo abbastanza ebbro che
con un “you are going north?” ci ha suggerito un luogo da non perdere
assolutamente durante la nostra visita…unico problema è che nemmeno lui lo
trova sulla carta !
Noi analizziamo la strada di domani, la zona delle
distillerie, mettendo giù un programma di massima per raggiungere, quasi, Inverness.
Appuntamento verso le 8 e 45 fuori dal B&B di
Leo…buonanotte…
La colazione fatta nel B&B di Dunkeld è la prima che facciamo a tavola con altre persone, sconosciute e di lingua diversa…un’esperienza nuova. Il primo con cui attacchiamo bottone è un ragazzo australiano, molto giovane, che sta girando la Scozia da solo, a piedi; e non solo : è da qualche mese che sta girando l’europa, Italia inclusa. Una sorta di anno sabbatico… restiamo abbastanza impressionati da questa scelta, e soprattutto per la possibilità che senz’altro non è comune a molti giovani…beato lui, con una punta di invidia ! consoliamoci con il fatto che è a piedi…giusto per nostra pace !
Poco dopo arriva l’altra coppia ospite del B&B,
padre e presumiamo figlia (giovanissima) che a bordo di una vecchia auto a ruote
scoperte (di cui ignoro la marca e soprattutto non riesco a datare) sta girando
la Scozia; la scritta sul cofano “John o’Groats – Land’s End” mi fa
desumere quale sia l’impresa. Chiedono della eventualità di prenotare un
B&B ad Edimburgo; la padrona di
casa li smonta parecchio ricordando loro che si stanno tenendo due festival e
trovare posto in città e’ una vera impresa. Nella borsetta a tracolla mi
trovo ancora la pagina scaricata da Internet del B&B da dove proveniamo noi,
con tutto quanto serve per contattarli; meglio di nulla la giro loro, spiegando
la strada per arrivarci incluso il funzionamento
della tangenziale di Edimburgo.
Ci ringraziano per l’imbeccata e quando confermo loro che e’ uno dei pochi
che abbiamo trovato ancora disponibile restano abbastanza perplessi. Quando poi
dico loro che l’ho prenotato a maggio…bhè la cruda realtà li sconforta un
po’ J ma dicono che comunque proveranno !
Ci congediamo dal gruppo per finire di preparare la
moto, salutiamo e andiamo in paese a recuperare Leo al B&B; lo aiuto a
caricare la moto e partiamo verso la prima meta di oggi : Devil’s Elbow !
Il solo nome, gomito del diavolo, mi affascina e su consiglio di Alessandro (uno dei compagni di viaggio della Romania) lo abbiamo incluso nel nostro giro.
La maggior parte del tragitto corre tutta su strade
secondarie, una meraviglia. Prati bellissimi, il solito paesaggio bucolico che
infonde pace, tranquillità e serenità…
Quando poi la strada comincia a salire per raggiungere la cima del passo
(stiamo parlando di 500-600 metri…) gli alberi lasciano il posto a distese di
erica bassa, con i fiori che variano dal quasi rosso al rosa pallido a seconda
di come la luce li illumina, a intere colline sature di felci basse dalle mille
tonalità di verde.
La strada solca le colline con un tracciato senza
regole, curve e controcurve, tornantini, rettilinei e ogni tanto si sbuca in
piccole vallette con tanto di laghetto; sembrano alpeggi svizzeri in mezzo alla
Scozia, con la differenza di essere a 1500 metri in meno !
Scavalliamo il passo e ci fermiamo per guardarci
intorno, fare una foto…e scendendo le soste saranno diverse per immortalare le
cime delle montagne, il ruscello che scende, il ponte di sasso con le pecore che
pascolano, la coppia di anziani che fanno il pic-nic con quell’aria tanto
inglese…
Raggiungiamo la cittadina di Ballater dove ci fermiamo per salutare Leo che prosegue su
un’altra strada; noi puntiamo su Stoneheaven
per vedere il castello di Dunhottar.
Leo lo ha già visto e quindi ci diamo appuntamento per la sera a Rothes.
Alla strada secondaria noi preferiamo quella ancora più secondaria, non prima
di aver acquistato il pranzo e un tubetto di colla per aggiustare gli stivali !
Appena svoltato troviamo un parcheggio nel bosco e ci
fermiamo per pranzare; non saremo gli unici ad aver scelto questa soluzione !
La quasi totalità del percorso è simile al mattino,
e il pochissimo traffico ci fa correre veloci sino quasi alla meta. L’ultimo
tratto che ci separa dalla costa dove si trova il castello è trafficato e
scegliamo l’autostrada per fare gli ultimi kilometri, da cui comunque si gode
un’ottimo panorama della costa; non tutto il male viene per nuocere.
Il castello è bellissimo : si trova su uno spuntone di roccia proteso sul mare, da cui si accede attraverso un sentiero che lo collega alla terraferma; tutto lo scoglio è ricoperto di erba verdissima, il fragore del mare che si infrange sulla scogliera e i gabbiani che volano nel cielo donano una atmosfera unica alla zona. Il castello è in parte diroccato, anche se la maggior parte della struttura è ancora ben in piedi. La deviazione è valsa davvero !
Ripartiamo veloci per raggiungere la zona delle
distillerie, lo Speyside. Grazie alla
presenza del fiume Spey e alle proprietà della sua acqua, sono sorte in zona
tantissime distillerie di whisky, dalle più note a quelle a produzione locale.
Oggi la giornata è particolarmente calda, e il viaggio a tratti è davvero
pesante. Giunti a Dufftown, capitale
del whisky, ci meritiamo una sosta per prendere fiato e per una pausa
ristoratrice; entrando in città abbiamo già notato che sono tanti i cartelli
che indicano distillerie e negozi dedicati alla bevanda e quindi chiedo lumi
alla signora del negozio dove ci siamo fermati, la quale ci conferma che
l’unica in paese che permette visite, guidate oltretutto, è la Glennfiddich,
appena fuori dal paese.
Arriviamo alla distilleria e incrociamo Leo che ha appena finito la visita : ci conferma che è gratuita e in italiano. Non possiamo esimerci e quindi entriamo e all’accoglienza insieme ad altre due coppie di italiani, facciamo il giro guidati da una ragazza genovese che ci illustra metodo di lavoro, parte degli stabili, la loro funzione e soprattutto un assaggio alla fine del tour; che con il caldo fuori, non vi dico che bene possa fare !
Lasciamo la distilleria per raggiungere la cittadina
dove pernotteremo e dove ci siamo dati appuntamento con Leo per la sera; il
pallino sulla carta si rivela poco più di una manciata di case con una strada
in mezzo ! Data l’ora proseguiamo un poco per raggiungere Elgin che dovrebbe essere più grande, con il proposito di fermarci
in caso trovassimo un posto lungo la strada.
Alla fine giungiamo in città, un poco caotica a dire
il vero, e proviamo ad uscire per scovare un B&B più tranquillo ma nisba…
(unica volta del viaggio…) ritornando quindi sui nostri passi e fermandoci il
più possibile in periferia. Bella camera, con la doccia. Cominciamo subito a
telefonare a Leo per dire dove siamo ma solo più tardi riusciremo a contattarci
e a cambiare i nostri piani.
La sera a cena in pub in centro, ci conferma anche
lui l’impressione di Rothes. Una
superba grigliata di carne e una buona birra prima di ritornare a casa. Ottima
conclusione della giornata, scambiandoci impressioni e pareri sul percorso di
oggi. La Giò affamata ha divorato la grigliata al completo, evento eccezionale
!
Dopo colazione aspettiamo Leo fuori dal nostro
B&B e ci dirigiamo verso Inverness,
capitale delle Highlands. Dopo pochi kilometri un violento acquazzone ci coglie
lungo la strada e cercando invano un posto riparato dove fermarci per coprire la
borsa da serbatoio e forse mettere la tuta antiacqua, giungiamo alla periferia
di Inverness. Ci fermiamo per fare
benzina e giusto il tempo di ripartire, il cielo si apre in lontananza e la
pioggia smette. Buon segno, anche perché la direzione che dobbiamo seguire è
quella dove il cielo è più azzurro.
Questa mattina vogliamo vedere il Loch
Ness, tanto inflazionato dal turismo, ma come si fa ad andare in Scozia e
non vederlo ? Alessandro di Lecco ci aveva detto di non andare, ma come possiamo
esimerci dalla visita ? Ale, perdonaci, siamo deboli !
J
E quindi dopo una trentina di kilometri eccoci sulle
sue sponde : ci fermiamo per una foto e ci salutiamo con una coppia modenese con
due moto. Sono in viaggio di nozze e stanno tornando verso casa. Restiamo un
poco straniti sul fatto che il loro viaggio a nord si sia limitato ad Inverness…e
le Highlands ?
Li salutiamo e proseguiamo per Drumnadrochit, “capitale” del Loch
Ness, cittadina dove si trova il museo del lago e dove fuori dal paese i
ruderi di un castello ( quello di Urquhart
) dominano la vista. Visitiamo il museo dove si illustra la storia del lago
e del presunto mostro, prove, ricerche, miti e leggende. Molto turistico (c’è
la coda alla biglietteria ) ma non togliamo la curiosità a chi vorrà andarci !
Lasciamo il Loch senza aver visto nessun mostro se
non quello che si riflette negli specchietti della moto tutte le volte che li
guardo, per arrivare a Dingwall dove
in una panetteria facciamo scorta per il pranzo. Per andare a nord e immetterci
sull’unica strada che percorre la costa scegliamo un percorso alternativo e
deserto. Passata la cittadina di Bonar
Bridge prendiamo la single track road (la prima del nostro giro) e puntiamo
sul Loch Buidhe, primo vero loch delle nostre Highlands. Lasciate le
ultime case ci perdiamo nella valle che ci guida al loch, in un panorama di
prati poco rigogliosi e spazzati dal vento. I conigli e le lepri ci attraversano
la strada improvvise e le frenatone non si contano !
Giungiamo al loch popolato da cinque o sei pescatori e qualche escursionista, per il resto lo zero assoluto…foto di rito prima di scendere sulla strada principale che ci porterà a nord, incrociando anche un gruppo di cervi…
Costeggiamo il mare, a volte con folate di vento
freddo a tenerci attivi sulla moto ! Il traffico a tratti è davvero lento e ci
concediamo qualche sorpasso veloce, ma inevitabilmente ci vediamo risuperare
alla prima sosta per una foto assolutamente imperdibile.
Giungiamo a Wick
dove abbiamo deciso di trascorrere la notte, in alternativa a Thurso.
Sulla strada che porta a John o’Groats
troviamo un B&B dove finalmente riusciamo a stare tutti e tre, e dove
facciamo conoscenza con una coppia di giovani
fiorentini in auto. Scarichiamo tutto e via verso John
o’Groats, estremo orientale della Scozia, arrivo ideale del nostro
girovagare. Strada diritta, quasi piatta, vento che spazza l’erba, nessun
albero. Sembra di trovarsi in una landa deserta chissà dove…si riesce a
vedere il mare tutto intorno, scuro e poco tranquillo. Qua e là case e fattorie
testimoniano la presenza dell’uomo, a sfidare la natura che se già in estate
è così, figuriamoci in inverno inoltrato !
Lungo la strada sono tantissimi i B&B a
conduzione familiare, certo che la sera vita zero…non ci dispiace la nostra
sistemazione a Wick.
Raggiungiamo John
o’Groats, e mi riempio i polmoni dell’aria che tira, un sorriso mi
compare in volto…anche questa volta siamo arrivati dove si voleva arrivare,
un’altra meta raggiunta…
Ci siamo !
Parcheggiamo la moto e facciamo due passi nel
parcheggio; entriamo nei due negozi per acquistare gli adesivi, le cartoline e
qualcosa da mangiare. Ci guardiamo in giro e Leo se ne esce con un :
“… e se
mettiamo le moto sotto il cartello e ci facciamo fare la foto ?…”
Notare che il cartello si trova in una piccola
piazzola, sopra una breve rampa, ed è semi recintato da un basso steccato…non
vorrei fare la figura dell’italiano…tempo zero le moto sono su, con noi
sotto al cartello e abbiamo già trovato un volontario che scatta la foto.
Quando diciamo lui da dove arriviamo resta stupito…
Un’altra coppia ha osservato la scena, e il casco
in mano la dice lunga su quale mezzo li porti in giro; il lui si allontana e
ritorna poco dopo con la moto, la mette in posa mentre lei scatta la foto…come
posso esimermi dall’offrirmi volontario e scattare la foto con tutte due sotto
il cartello ! Ecco fatto, belli contenti ringraziano e ci salutiamo.
Dobbiamo andare nella baia vicino, dove partono i
traghetti per le Orcadi; Leo vuole
prenotare per il giorno dopo. Ci sono due strade e riusciamo a prendere quella
sbagliata…quando raggiungo Leo che viaggia a 120 sul rettilineo e riesco a
fermarlo tirandogli le pecore, voltiamo le moto e torniamo indietro…
Raggiungiamo di nuovo Wick il tempo di lavarsi e scrivere le cartoline, ci rechiamo in
centro (deserto) per cercare un posto dove cenare. L’unico aperto è un bar,
tavola calda, pasticceria, gelateria, tabaccaio…
Quasi al termine della cena, ci sorge il dubbio che la proprietaria sia italiana…non resta che chiederlo ! Scopriamo che la signora è italianissima, ma in Scozia da tre generazioni e il locale lo ha aperto il padre di suo suocero, come ci fa notare indicandoci il pavimento sulla porta di ingresso, dove la scritta “EST. 1857” non lascia dubbi…
La signora Cabretti parla un italiano-toscanizzato
perfetto, nonostante sia nata in Scozia, abbia frequentato le scuole a Wick
e sia appunto a Wick da tre
generazioni ! Ci confessa che quando dovette andare a scuola all’età di
cinque anni, non sapeva una parola di inglese…
Questa mattina invogliato da Leo, faccio la prima colazione scozzese ! Uova, pancetta, salsiccia, pomodoro oltre al normale caffelatte, succo di arancia, toast con burro e marmellata… La Giò mi guarda incredula, ma posso assicurare che è fantastica !
Sproniamo Leo a partire, visto che un traghetto lo attende, e partiamo anche noi sotto un cielo plumbeo e qualche goccia di acqua, alla volta di Thurso; non prima di aver fatto un giro in moto per il paese e aver cercato invano i resti del castello di Old Wick, che si vedono in lontananza ma di cui non troviamo la strada di accesso…in compenso riusciamo a vedere il paese che si staglia sulla scogliera battuta dal vento e dal mare mosso.
La strada per Thurso
è poco trafficata e nel giro di mezz’ora siamo a destinazione; da qui dovremo
raggiungere Ullapool, sulla costa
opposta, meta di oggi. Faccio benzina fuori dal paese.
La strada da qui in avanti sarà tutta in single track, lascio quindi immaginare quanta gente vi troveremo!
Superiamo anche il Weigh Inn, albergo dove monsieur
Luc, simpatico personaggio belga che lavora al CCR di Ispra, alloggiava quando
era in visita di ispezione alla vicina centrale nucleare poco oltre.
Il cielo è sempre coperto e a tratti l’acqua ci
terrà compagnia, ma nonostante tutto c’è poca nebbia quindi buona visuale e
soprattutto riusciamo a vedere il paesaggio. I prati sono verdissimi, popolati
da mucche e pecore, niente più. In alcuni tratti si scorge la strada che si
perde nelle colline delle Highlands senza una macchina a percorrerla,
niente…unico…
Ogni tanto mi fermo, spengo la moto e la appoggio al
laterale. Silenzio…solo il vento che soffia…uno scatto della macchina
fotografica ad immortalare la Giò che balla canticchiando in mezzo al
niente…tento di allontanarmi nei prati ma affondo nel terreno zuppo di acqua,
desisto e torno indietro. Abbasso gli occhi e una ranocchia grande come
un’unghia salta spaventata scomparendo nell’erba…passa un’auto,
salutiamo…solo il soffio del vento e l’erba che si piega al suo passaggio…
Nel tratto che precede Tongue si aprono viste magnifiche su spiagge di sabbia immerse nel
verde dei prati, con un mare quasi azzurro, le nuvole basse passano veloci,
qualche raggio di sole squarcia il cielo e le illumina… da non credere…
Raggiunta Tongue
cerco una banca per cambiare i soldi; mentre sistemo i documenti, l’impiegata
visto il mio abbigliamento che non lascia dubbi, mi porge le solite domande di
rito, confidandomi che il marito sta risparmiando per acquistare una
moto…vuole una Guzzi, usata, di quelle vecchie. Confesso che ne ho a casa tre
e vivo a 60 kilometri dalla storica fabbrica di Mandello. La signora si illumina
e stupita se ne esce con un “really ?” …
Propongo alla Giò due alternative : o seguire di
nuovo la costa oppure addentrarci nell’interno per raggiungere la costa
opposta, costeggiare il Loch Shin e
risalire un pezzo per vedere un tratto di costa dove raggiungere alcuni paesi
sul mare prima di ridiscendere verso Ullapool.
I kilometri non spaventano la Giò e quindi svoltiamo per prendere la strada più
lunga : puntiamo su Altnaharra, un
pungo di case in mezzo alle Highlands. Inutile dire che avremo incrociato meno
di dieci auto in 30 kilometri ! In compenso i due caccia militari che sorvolano
a quota bassissima la zona ci tengono compagnia.
Vista l’ora decidiamo di raggiungere Lairg
il paese più grande sul Loch Shin
dove far benzina e mangiare; il cielo si sta aprendo… bene…
Su indicazioni della signora al distributore ci fermiamo ad un centro accoglienza visitatori, dotato di giochi per bambini all’esterno, una piccola caffetteria con saletta dove sedere e prodotti, guide e libri in vendita, tutte le informazioni turistiche possibili sulla zona, una esposizione dei luoghi del circondario. Ragazzi, che bello ! Ci prendiamo qualcosa di caldo e ci riposiamo un poco. Davvero un’ottima iniziativa.
Decidiamo di cercare dove mangiare, e scoviamo un
piccolo supermercato dove acquisteremo pane e companatico per oggi, sedendoci
sul muretto fuori a consumare. E non siamo gli unici ad apprezzare questa
soluzione dato che anche un’altra coppia con un CBR si ferma; inevitabili due
chiacchiere : sono di Glasgow e le
domande le solite ( per noi )…che tempo abbiamo trovato, da dove arriviamo e
dove andiamo…li lasciamo al loro pranzo e puntiamo verso la costa, affiancando
il Loch, con belle viste sulle cime delle basse montagne che lo cingono. Il
tratto che ne delimita la fine verso Kinloch
sembra una cartolina di un paesaggio canadese.
Al bivio sulla strada principale prendiamo a destra
risalendo al contrario la costa per andare a vedere Badcall, Kinlochbervie, Oldshoremore manciate di case che distano
tra loro poche miglia, solo alcune creste a dividerle. Il vento soffia forte
tanto da aver fatto crescere alcune piante con i rami tutti voltati verso
un’unica direzione ! chissà in inverno !
Il cielo si è quasi liberato dal grigio cupo delle
nuvole cariche di acqua e la stanchezza comincia a farsi sentire; l’ultimo
tratto che ci manca per arrivare ad Ullapool
sembra non finire mai, quando ad un tratto in fondo ad una discesa dietro ad una
curva appare la piccola cittadina adagiata in un pianoro, tutta raccolta intorno
al porto. Cerchiamo sul corto lungomare e tutti i B&B sono pieni, ma basta
superare l’incrocio da cui siamo giunti che in una bella casa con vista sulla
piccola baia troviamo una camera. Prepariamo tutto per domani e usciamo a cena,
che faremo in un pub affollatissimo; a dire il vero tutto il paese è affollato,
e senza una precisa ragione. La stessa proprietaria del B&B non ne capisce
il motivo, forse un improvviso boom turistico visto che la situazione si ripete
da tre anni a questa parte.
Dopo cena voglio proprio andare al porto…ho già
notato che molta gente affollava la banchina, ma non mi sembra proprio ora di
arrivo dei pescatori e i pochi bambini che pescano non mi sembrano così
particolari, come nemmeno l’enorme medusa marrone e rossa che si vede quasi a
pelo d’acqua…aspettiamo un poco e una grossa sagoma grigia rompe il pelo
dell’acqua ! sono incerto tra un delfino e una foca…e dopo un’attimo
eccola di nuovo. Sono un gruppetto di foche che giunte dalla vicina colonia su
una delle isole disabitate vicino, attirano l’attenzione di tutti. E come non
farlo ? quando mai si sono viste delle foche nel porto a meno di cinque, sei
metri ? Hanno capito che sono loro l’attrattiva e si rincorrono in acqua,
mangiando il pesce che i bambini tirano loro…non mi sono divertito mai così
tanto ! E sono davvero tante, le più timide stanno all’imboccatura del porto
ma le altre sono lì a farsi fotografare ! J
La Giò fatica a tirarmi via da lì e raggiungiamo la
nostra casetta di oggi…
Dalla finestra della sala dove facciamo colazione si gode il panorama sulla piccola baia e la signora si rileva un’ottima padrona di casa, offrendoci una colazione davvero superba e senza far mancare nulla .
Ci congediamo satolli e partiamo alla volta del Western
Ross, piccola penisola interamente parco naturale; il panorama è variegato
: si passa dalla zona con molta vegetazione a quella più spoglia, dalle
vallette fra lievi creste a tratti in riva al mare. Su tutto una sensazione di
silenzio e tranquillità quasi opprimente tanto è grande e profonda.
Tutta la strada è panoramica e in single track, una libidine già solo per quest’ultimo motivo. Passiamo piccoli paesi tranquilli, tanto simili uno agli altri. In effetti il panorama è davvero il protagonista incontrastato di questo percorso…
Raggiungiamo Kyle
of Lochalsh, ultimo paese prima di trasferirci sull’isola di Skye;
il cielo sereno anche se non caldissimo ci regala una giornata asciutta e
panorami fantastici.
A Kyle
pranziamo al sacco in riva al mare, su un piccolo belvedere nella zona del
porto, concedendoci un caffè alla caffetteria appena dietro.
Approfittiamo della toilette pubblica per quello che
si deve, e paghiamo i 20 pence richiesteci per l’uso. La cosa suona strana, ed
infatti parecchia gente rinuncia ad usarle, ma appena dentro capisco il perchè
della tariffa : le pareti sono tappezzate con bandiere, foto, articoli di
giornale, bottiglie di whisky e birra…sono allibito ! Uscendo noto i premi
ricevuti dalla toilette in questione : è da anni che viene premiata come la
migliore toilette pubblica scozzese ! da non credere…chiedo il permesso al
custode e rientro a fare delle foto…la Gio’ mi dice che quello delle signore
è addirittura dannunziano…davvero incredibile !
Ripresi dallo stupore, guadagniamo il ponte a
pagamento che ci lancia sull’isola. Ci rendiamo subito conto che c’è tanta
gente in giro e il traffico un poco caotico. D’altronde le ferie sono
cominciate per tutti e siamo già verso sud quel tanto per rimpiangere la
solitudine delle Highlands appena lasciate .
Percorriamo la strada principale che porta a nord,
seguendo la costa orientale, fino a raggiungere Portree, capitale dell’isola. Parcheggiamo la moto nella piazza
del centro e con una breve passeggiata scendiamo al porto, angolo caratteristico
di vita d’altri tempi. Le due file di case colorate che si affacciano sul
vecchio molo sono davvero carine, dipinte in diversi colori pastello come in una
fiaba.
Riguadagnata la moto ci dirigiamo verso la punta
estrema dell’isola, Kilmaluag. Mi
rendo conto che qualcosa non quadra…i kilometri fatti fino ad ora sono quelli
che a casa avevo previsto di fare fino a questa sera. Una guardata attenta e
scrupolosa alla cartina e mi accorgo che qualche errore di valutazione l’ho
fatto ! Questo ci costringe a ridimensionare il giro dell’isola, tralasciando
la parte occidentale e purtroppo alcuni paesi che avevo segnato…oltretutto le
strade previste sono in single track, quindi il viaggio risulterebbe molto
lungo. Pazienza…vedremo le foto di Leo.
La strada che ci accompagna a Kilmaluag, è fantastica : corre alta sulla scogliera regalando
vedute mozzafiato sulle vicine isole e sul mare sotto di noi; al contempo la
dorsale che ne caratterizza l’interno domina l’interno con il massiccio
dell’ Old Man of Storr, un enorme
dito di pietra che si erge solitario proprio come un vecchio uomo. Ci si para
davanti, con la cima fra nuvole grigie, spuntando dal prato verde scuro ai suoi
piedi…la vista di un falco appollaiato sulla staccionata ai bordi della strada
da un senso di mistico…
Compiamo il giro della punta e ci dirigiamo
nuovamente su Portree ma dall’altro
lato, non senza qualche fuori programma come il gregge di pecore che ci viene
incontro lungo la strada costringendo a fermarci, le prime mucche delle
Highlands al pascolo, i bellissimi arieti dalle corna ricurve che brucano il
prato.
Passata Portree,
corriamo (ma davvero) verso Kyle
ripassando sul ponte dell’andata per andare a fotografare il castello di Eilean
Donan prima che faccia troppo buio. Lo raggiungiamo con una luce non
eccezionale, ma qualche foto la facciamo lo stesso. Il castello si trova a
qualche decina di metri
dalla sponda immerso in una insenatura del mare, e lo
si raggiunge grazie ad un corto ponte in pietra che lo lega alla terraferma.
Mancano ancora una sessantina di kilometri alla meta
prevista, quindi partiamo di gran lena; la strada ben tenuta, manco a dirlo, ci
fa viaggiare veloci e giusto in qualche punto siamo frenati da qualche bus o
camion. Raggiungiamo Invergarry che
sulla carta appare come un pallino di discrete dimensioni; in realtà per
l’ennesima volta si rivela una manciata di case. All’ingresso del paese
avvistiamo un B&B ed un hotel divisi fra loro da un ristorante - tavola
calda. Facciamo una veloce perlustrazione ma sembra che ci sia poco altro,
tornando al B&B visto prima. La casetta piace subito alla Giò che la
paragona a quella delle fiabe…immersa nel bosco, tanti fiori colorati in
giardino, qualche statua in gesso…compare sulla porta la fata,
ehm…l’anziana signora che ci invita a vedere la camera. Tutto in ordine e
decidiamo di fermarci.
Scarichiamo i bagagli e la signora ci indica il pub
dell’hotel dove si mangia bene e a cifra adeguata; ci facciamo compagnia con
una coppia di toscani in auto, che stanno salendo verso nord. Quattro
chiacchiere e qualche scambio di informazioni sulle strade e i luoghi visti.
Il lui ci chiede con quale “motore” siamo li,
visto che siamo ancora vestiti da moto…e si rivela un motociclista anche lui,
seppur da città. Salutiamo e andiamo a casa a goderci il riposo per la giornata
passata al galoppo…
Dopo la colazione nella casetta nel bosco ed una foto con gli anziani proprietari, ripartiamo alla volta dell’isola di Mull.
L’itinerario iniziale si vede ridurre un pò; l’esperienza sulle single track dei giorni scorsi e l’inaspettato aumento di traffico consiglia sul kilometraggio da tenere; dobbiamo anche usare tre ferry per tagliare in alcune parti che altrimenti ci costringerebbero a vere gimkane kilometriche.
Puntiamo quindi su Fort William, paesone alle pendici del monte Ben Nevis, nota e rinomata stazione sciistica scozzese; l’aria che
vi si respira è tipica delle zone sciistiche in estate : grandi alberghi e
innumerevoli strutture turistiche, e l’aria di neve anche se non ce n’è !
A dire il vero tutta la zona circostante è un parco
naturale in cui è possibile fare passeggiate, escursioni e sport correlati, ma
il poco tempo a nostra disposizione limita nelle scelte.
Lasciamo Fort
William per dirigerci verso Keppanach
ove un breve passaggio sul traghetto ci attende; in realtà si tratta di una
traversata di cinque minuti a bordo di un traghetto a banana…
Ci si presenta al molo di imbarco e si attende che
arrivi il traghetto che è là, a meno di duecento metri…si sale dal lato del
traghetto e si scende dal davanti sempre sul lato…da l’impressione di una
grossa banana. Il bigliettaio passa a riscuotere il dovuto e quando tocca a noi
scendere, ci salutano con un’energico sventolio di mani…troppo simpatici !
Questo breve tratto ci risparmia almeno cinquanta kilometri.
La strada dopo lo sbarco è segnata in giallo sulla
carta, ed infatti la carreggiata è più stretta e il traffico molto meno, per
fortuna. Il primo tratto corre in piano fra case e fattorie sparpagliate in giro
nei prati battuti dal vento; la giornata è bella e il cielo terso, solo un pò
di vento che muove i lunghi fili di erba…
Al primo bivio ci troviamo su una single track, solo
noi. Corriamo su per le colline così tanto diverse da quelle delle Highlands…qua
i massi affiorano irregolari dal terreno e le curve assomigliano più a
tornanti, così diverso dal dolce profilo delle Highlands…
Giunti in cima, scendiamo verso la baia di Lochaline
dove ci attende un altro traghetto, che ci porterà verso l’isola di Mull.
Anche qui poche persone ad attendere e nessun bigliettaio in giro…
Arriva il traghetto che ci accoglie sul ponte scoperto. La ragazza che si occupa di ritirare i soldi è giovane ed è anche carina; forse per consolare del prezzo di quasi 12 sterline…
Guardiamo fuori dai finestrini mentre la ragazza
continua la sua opera di pulizia del ponte e delle attrezzature di bordo…
La traversata è rettilinea e con poco da
vedere…giungiamo in un luogo senza nome ne case, la baia di Fishnish;
guadagniamo la strada principale e puntiamo su Tobermorry,
la capitale dell’isola.
Dalle foto viste, assomiglia molto a Portree
sull’isola di Skye…
Giungiamo a Tobremorry
per l’ora di pranzo e ci sfamiamo acquistando nella panetteria che prepara dei
gustosi roll farciti con carne e verdure…da provare ! Una passeggiata a piedi
lungo il molo, dove si allineano le case colorate dei pescatori, molto più
bello di Portree…scatto tre foto in
sequenza a mano libera, che una volta sviluppate e attaccate fra loro si
rivelano davvero fantastiche.
All’unico distributore faccio il pieno, e scambio
due parole con due ragazzi superati poco prima di arrivare in paese : anche loro
sono di Glasgow, a meno di duecento
kilometri da qui, e quando dico loro da dove arriviamo noi oggi…restano un
poco allibiti. A dire il vero non è che siamo così lontani, ma forse sono loro
ad essere dei freschi motociclisti e quindi le lunghe distanze sono ancora un
tabù da sfatare…il Vigor luccicante di uno dei due la dice lunga…
Abbiamo ancora due castelli da fotografare, e tanta
strada da fare…decidiamo di prendere il ferry su
Oban
per guadagnare tempo. Ci rechiamo all’ufficio dei traghetti e ci dicono che
bisogna prenotare, ma è anche pieno…per una moto il posto lo si dovrebbe
trovare. Siccome il traghetto sulla carta è pieno, il terminale non accetta più
prenotazione così ci tocca andare di persona…
Raggiungiamo Craignure
e un traghetto è già lì . Di corsa a cercare di fare il biglietto e una volta
a bordo ci rendiamo conto che non è nemmeno metà…mha, precisione scozzese ?
Tralasciamo le 26 sterline per quarantacinque minuti
di traversata…la moto viene anche legata. Decidiamo per un caffè al ponte di
sopra dove i due centauri locali non possono esimersi dal salutarci e chiederci
come va l’Africa Twin…specifico che è una TransAlp e comunque lo rassicuro
sulla fedeltà del cavallo. Il mio interlocutore ha un GS, l’altro una Raptor…
Sbarchiamo ad Oban
e facciamo un veloce giro in centro; la cittadina è molto animata e il traffico
quasi impegnativo…facciamo la coda ad un semaforo, per la prima volta !
Usciamo in direzione del castello Stalker,
posto su uno scoglio in mezzo ad una baia. La bassa marea toglie un po’ di
magia, ma le foto risulteranno comunque belle. Ripercorriamo di nuovo la strada
di prima e giunti in centro riusciamo a trovare una strada secondaria per
continuare il viaggio. A dire il vero sulle prime sono abbastanza scettico : se
sulle single track si viaggia comunque anche incrociando una macchina, qui devo
fermarmi nel prato per farle passare…diciamo che mi è toccato solo una volta
in venti kilometri, dato l’assenza di persone e macchine ! La strada si snoda
in mezzo ai prati dove ci sono solo mucche…giusto ogni tanto una piccola
fattoria, ma nulla di più.
Ad un tratto una piccola mandria di mucche pelose
attira la mia attenzione : mi piacciono un sacco e vederle così in mezzo al
prato libere mi mette tenerezza…quindi sosta e qualche foto…giusto il tempo
per accorgermi del vitello a dieci metri da me, che bruca l’erba…mi avvicino
con molta calma : è davvero bellissimo ! Mi arriva si e no a mezzo busto, la
testa è grande quanto un serbatoio da raid africano, i lunghi peli biondi che
gli danno un’aria da scapestrato, lui che mi guarda con aria stranita…starei
li tutto il giorno. Cerchiamo di dargli un biscotto che abbiamo nel bauletto ma
non lo vuole… Giò te lo avevo detto che facevano schifo…non comperate
biscotti allo zenzero !
A malincuore ripartiamo…alla volta di Taynnuilt
per riprendere la strada principale e dirigerci sul Loch
Awe dove il castello Stalker,
quello del film Highlander, ci attende per una foto.
Più volte incontriamo il ragazzo della Raptor che è facilmente riconoscibile . immaginate di vedere Fabio Ruggerone sulla Raptor…esatto, ginocchia in fuori e busto diritto ! lo vedi a centinaia di metri di distanza che è lui ! Inevitabile un saluto !
Il castello Stalker
è posto su un’isola a pochi metri dall’estremita superiore del Loch
Awe; per raggiungerlo si deve prendere un battellotto. Ci accontentiamo di
una foto, peraltro abbastanza tribolata vista la vegetazione intorno.
Ultima tirata di circa 25 kilometri su Inveraray.
Cerchiamo prima di tutto un letto per la notte, e nell’unico posto ancora
libero non discutiamo e ce lo accaparriamo. Qualche moto svizzera nel
parcheggio.
Il paese ha ben poco da offrire, e nemmeno granchè
di turistico. Girando in centro, lungo si e no qualche cento metri, optiamo per
cenare in un locale con self-service e fish&chips .
E ci troviamo ancora la Raptor rossa parcheggiata in
giro.
Al momento di ordinare, la cameriera ci chiede se
siamo italiani; alla nostra risposta affermativa ci manda una ragazza italiana.
Così ordine a parte chiacchieriamo e chiediamo cosa ci fa in un paese così
fuori mano…lei e il ragazzo, romani, si sono trasferiti li da un mese e mezzo,
nessuno dei due che sa l’inglese, senza auto…dice che in Italia le
condizioni lavorative sono brutte. Quando il proprietario del locale, loro
compaesano italiano, gli ha fatto la proposta di trasferirsi… così eccoli lì
!
Restiamo abbastanza stupiti da una scelta così
estrema…
Al momento di partire mi accorgo che non ho le chiavi
della moto…PANICO ! Conoscendomi metodico non credo di averle lasciate sulla
moto, ma esco a vedere…mi trovo con la Raptor parcheggiata a fianco e il
ragazzo che mi dice : “…hai lasciato le chiavi…” .
Me le aveva infilate tra la leva e la vaschetta del
freno anteriore, ed era tentato di portarle alla polizia, ma ha aspettato per
vedere se arrivavamo. Lo ringrazio, e mi conferma che c’era il quadro acceso e
le luci accese.
“Le luci accese ?” domando…lui me lo ridice e
quasi svengo…CAZZO. Tento un avviamento ma la batteria è pressochè morta.
Gli chiedo una spinta e la facciamo partire. Rientro
nel locale, dove la Giò sta parlando con la cameriera e gli spiego
l’accaduto; lei si ferma lì volentieri e vado a farmi un giro per caricare la
batteria. Mi intrattengo ancora con il mio salvatore, ma nell’ansia della
situazione non gli ho nemmeno offerto da bere…avrà pensato che sono un cafone
e non un motociclista L
Ho comunque scoperto che anche lui è di Glasgow
e mi spiega che data la vicinanza durante i WE sono molti i motard che
percorrono lo zone per stiracchiare la moto.
“Perché proprio la Raptor ?”… lui voleva la
Suzuki, ma questa costava meno e ha lo stesso motore. Chiedo anche se non gli va
un pò stretta, ma dall’alto del suo metro e novanta, stringe le spalle e mi
fa vedere il soprasella in gommapiuma per alleviare il dolore al sedere.
Risata…
Chiude la tuta e si appresta a partire verso casa,
dove la piccola bimba di pochi anni lo aspetta; “Quindi hai anche una moglie
?” … “Ah, si anche quella !”… scoppiamo a ridere…
Faccio una cinquantina di kilometri intorno al lago,
e poi passo a recuperare la Giò; facciamo ancora una cinquantina di kilometri
dall’altra parte del lago per caricare ulteriormente la batteria.
Guadagniamo il letto per caricare le nostre di
batterie…il fuori programma di altri cento kilometri non ha giovato granche'’!
Un bel sole ci sveglia, l’aria frizzante, cielo azzurro…dopo colazione recupero la moto che parte subito (meno male) e la porto giù per caricarla. Oggi viaggerò tutto il giorno con le luci spente così si caricherà per bene la batteria.
Ci troviamo nella zona del Loch Lomond, una sorta di Lake district scozzese. Il paesaggio è stupendo. Qua e la canali con piccole barche che ne solcano le acque. Belle viste su alcune isolette lacustri. Le Highlands si allontanano sempre di più, comincio ad averne nostalgia. Mi tornano in mente i due sposini incontrati sul Loch Ness che tornavano indietro…le Highlands iniziano ad Inverness, che infatti ne è la porta di ingresso. Prima non ci sono ! Ricordatelo per futuri programmi…
Con il passare delle ore il traffico aumenta; ci stiamo avvicinando alla periferia di Glasgow e si vede. Molto traffico, a tratti caotico e panorama che va via via degradando e prendendo sempre più i caratteri di zone industriali e portuali…quanta nostalgia…
Tralasciamo la grande città per passare lungo la costa, puntando a sud. Largs, Ardrossan, Irvine, Ayr sono alcuni dei grandi paesi che incrociamo lungo la nostra discesa : hanno quell’aria di stabilimento balneare che affiora nei miei ricordi di adolescente quando passavo l’estate in famiglia nei paesi della Manica. Hanno quell’aria tipicamente inglese che se anche ti ci mettessero trasportandoti li all’improvviso, riconosceresti al primo colpo…
Passiamo da Maybole per vedere i resti del castello Dunure, in riva al mare, immerso in un piccolo parco giochi per bambini con panchine e tavolini.
A Girvan lasciamo finalmente la strada principale costiera per quella secondaria che taglia all’interno. Ritroviamo la pace solcando le strade tranquille che attraversano le colline del South Galloway, fino a giungere a Newton Stewart, che doveva essere la meta di oggi. Siamo un pò stufi e delusi del panorama, il nord ci ha fatto raggiungere il massimo e ora siamo in netta discesa; tanto da decidere di proseguire il più possibile per dedicare la giornata di domani alla visita di York e della sua imponente chiesa.
Anticipiamo alcune visite visto che l’orario ci permette di percorrere ancora un po’ di strada.
Triangoliamo il percorso per New Galloway, passando per una sorta di parco naturale, privo di abitazioni e con belle strade immerse nel nulla. Il caldo si fa sentire e ci fermiamo di tanto in tanto per una bibita o un gelato dove troviamo.
Giù verso Castle Douglas e poi verso New Abbay per vedere i resti della abbazia di Sweetheart, fatta di mattoni rossi e di cui restano integre le pareti laterali e la facciata con le forme gotiche dei suoi finestroni.
Dumfries dista ormai una decina di kilometri e l’ora è quella giusta per cominciare a cercare un tetto per la notte. Troviamo una sistemazione sulla strada che esce dal paese nella direzione per domani, e siccome non ne abbiamo viste molte altre, ci fermiamo.
Andremo a cenare in centro, in un pub abbastanza tranquillo. L’unica cameriera del locale è carina e simpatica e al momento di uscire ci saluta con un “arrivederci” in italiano inglesizzato.
Prepariamo le valigie e ci addormentiamo per quest’ultima notte in terra britannica…domani si rientra.
Parcheggiando la moto prima di cena freno allegro con il solo freno dietro e…rumoraccio ! Osservo con attenzione e scopro che le pastiglie sono un ricordo !
La Giò se ne esce con un “…sentivo un rumore stranio, io…”.
Da oggi in poi i freni dietro saranno tabù.
Ci svegliamo un quarto d’ora prima del solito; oggi vogliamo fare in fretta per arrivare a York e dedicare un po’ di tempo alla visita del duomo e della città; il traffico caotico e la pianura non ci hanno entusiasmato ieri e poi preferisco avvicinarmi il più possibile ad Hull così da stare tranquilli…
A colazione conosciamo una coppia in là con l’età, sono irlandesi. Diciamo loro che un nostro amico, Alessandro, ha fatto il giro dell’Irlanda nel mese di luglio e ci confermano che il tempo durante l’estate non è stato dei migliori, anzi. Speriamo bene per Ale…
Le previsioni meteo per oggi hanno dato cielo coperto
con piogge nel tardo pomeriggio. Il cielo al momento non e’ male, speriamo che
le previsioni si siano sbagliate !
Oggi è domenica e l’ora ci favorisce nel muoverci
lungo la strada, che porta verso Carlisle.
Prima tappa è Gretna Green, antico
confine scozzese, che grazie ad una certa autonomia legislativa aveva il
privilegio di officiare matrimoni senza troppe formalità; erano tantissime
quindi le coppie inglesi che venivano fin qui a sposarsi in clandestinità,
eludendo le leggi inglesi, e una volta sposati…nessuno poteva più appellarsi
a nulla…ora resta l’antico edificio in cui si officiavano i matrimoni e il
discendente del primo officiante, che altro non era che il maniscalco del paese,
il quale tiene in vita questa antica usanza, un po’ in modo scherzoso e un
po’ seriamente…un bel business comunque !
Ci mettiamo in autostrada e aggiriamo Carlisle,
seguendo le indicazioni per York, con
il cielo che in parte si sta guastando; riusciamo ad evitare i nuvoloni neri,
qualche goccia di acqua ogni tanto ci colpisce lo stesso. Verso le undici
raggiungiamo la periferia di York, e
basta seguire le indicazioni per il centro prima e per il Minster dopo e ci
ritroviamo a parcheggiare la moto nella via di fronte al duomo.
Prima cosa acquistare qualcosa per il pranzo, poi ci
dedichiamo alla visita del duomo e ad una bella passeggiata per il centro. Basta
svoltare in una viuzza in mezzo alle case in sasso per ritrovarsi immersi in una
folla di persone…tantissima gente in giro per le vie e piazze del centro
pedonale, c’è il mercato, suonatori di strada…una bella atmosfera. Ci
perdiamo per diverse ore in giro anche noi, immersi in questa animata bolgia, a
fare i turisti .
Alle due e mezza ripartiamo alla volta di Hull,
e lungo la strada ci fermiamo a fare un paio di acquisti, sia per la cena che
per alcune vettovaglie da portare a casa, ricordi adolescenziali…
Arrivati al porto in brevissimo tempo facciamo il
check-in e ci mettiamo in coda per salire alle 4 e 30. La sorpresa è che il
traghetto è pieno solo per un terzo circa e ci viene assegnata una cabina molto
più bella e spaziosa di quella che abbiamo pagato ! Conoscendo il movimento, ci
concediamo una bella doccia subito, prepariamo il grosso dei bagagli per domani,
e poi in giro come due pensionati per la nave : una birra, un tè, una fetta di
torta…giusto per spendere quelle due sterline che ancora ci sono rimaste,
arriviamo a fare quasi una seconda cena !
Assistiamo alla partenza del ferry, abbastanza
particolare, e salutiamo l’Inghilterra che ci ha ospitato per undici giorni,
con un filo di malinconia per le bellissime Highlands e per la cordialità della
gente…
Ci ritiriamo in fretta, perché forse domani…
Lunedì
12 agosto
Sulla terraferma !
Sveglia presto…ci vestiamo e via a fare colazione;
colazione davvero super questa volta. Visto che lo stomaco regge bene alle
colazioni scozzesi, ne approfitto per ammortizzare i 9 Euro a testa pagati per
la consumazione sulla nave…
Anche questa volta, appena possibile scendiamo con il
grosso delle valigie e prepariamo la moto, insieme agli altri simpatici compagni
di stiva, all’inizio delle loro vacanze…
8 e 30 puntuali scendiamo dalla nave e la prima cosa
da fare è andare al negozio Honda visto all’andata per acquistare mezzo kilo
di olio, ma il lunedì è chiuso, quindi ci mettiamo in autostrada con la
promessa di una sosta appena vedo un negozio od officina.
Autostrada direzione Bruxelles, il cielo coperto e in procinto di scaricare acqua, una
guida tutt’altro che fluida quella dei belgi e il traffico caotico; mi metto a
100 all’ora visto che l’astina segnava il minimo di olio e non voglio
correre di più. Dopo pochi kilometri però, stufo di andare meno dei camion mi
fermo alla prima stazione di servizio e oltre alla benzina trovo olio per moto :
dentro mezzo kilo e via a 130 ! finalmente si viaggia !
Anche qui sembra che il tempo non sia dei migliori, e
come dice Michiel, che ci abita in Belgio, piove sempre ! Ogni tanto una bel
acquazzone e in un tratto a secchiate…pochi kilometri e addirittura il sole si
rimette a splendere…mha ! Ma siamo sicuri di aver lasciato la Scozia ?
A proposito di Michiel, Bruxelles è ormai superata e debbo stare attento a trovare
l’uscita giusta per passare a salutarlo; lui sarà al lavoro ma forse troviamo
la morosa che è in attesa di una bimba. Abbiamo anche un regalino da lasciare
alla futura centaura…
Le indicazioni che Michiel mi ha mandato per mail si rivelano precise al metro ! Dopo quattro incroci ci troviamo davanti alla sua casetta bianca e azzurra. Le possibilità di trovare qualcuno a casa sono davvero poche ma sono ottimista, almeno oggi.
Mentre scendiamo dalla moto mi accorgo di una busta
appesa alla porta con bene in grande la scritta “ X LUCA “…abbasso lo
sguardo e nell’angolo della soglia un termos di caffe’, due tazze e lo
zucchero ! Scoppiamo a ridere… a casa non c’è nessuno e lasciamo il nostro
regalo nella cassetta della posta, tentando comunque un giro nel paesello alla
ricerca di Melissa. Anche se non l’abbiamo mai incontrata prima, penso siano
poche le ragazze in procinto di partorire, con il cane al seguito, a bordo di
una vecchia Opel Corsa…purtroppo nessuno corrisponde alla descrizione e ci
ributtiamo in autostrada alla volta del confine con il Lussemburgo.
Il cielo in alcuni tratti si fa minaccioso e pensiamo che la lavata sia in arrivo da un momento all’altro; prenderemo proprio poche gocce, salvo un tratto dove nel giro di tre kilometri circa si scarica un mare di acqua…ci sembra di essere ancora in Scozia data la variabilità del tempo !
Il paesaggio è abbastanza monotono, piatto e con ben
pochi spunti per perdersi con lo sguardo. Solo nel tratto al confine con il Lussemburgo
la strada compie qualche movimento verticale, seguendo il profilo delle basse
colline che ci troviamo a percorrere, a tratti immersi in folti gruppi di alberi
che grazie alla luce particolare assumono mille tonalità di verde.
Seguendo le indicazioni per Strasburgo entriamo in territorio francese, con il sole che piano
piano si mostra timidamente dandoci il benvenuto. Parte del traffico ha
proseguito per la Germania e si
viaggia bene.
Ci fermiamo per fare una sosta, quasi in prossimità
di Strasburgo, dando un’occhiata
alla carta e l’altra all’orologio la Giò butta lì la proposta di
proseguire fino a casa. In realtà ci eravamo dati come meta per oggi proprio la
città francese, ma non pensavamo nemmeno di fare così in fretta ad arrivarci,
oltretutto siamo anche abbastanza riposati. Accetto di buon grado e seguendo le
indicazioni per la Germania, attraversando Strasburgo.
Pochi kilometri di statale e ci reimmettiamo in autostrada alla volta di Friburgo
(quello in Germania, porta di ingresso alla Foresta
Nera) e Basilea. L’ultima parte
prima del confine con la Svizzera è piacevolmente mosso dalle colline intorno,
boschi verdi e campi coltivati, pascoli e poche abitazioni : ci troviamo infatti
nella zona della Foresta Nera; peccato non poter divagare per perdersi nelle stradine
secondarie che la solcano, sarà per un’altra volta…meta per un viaggio
futuro.
Al contrario dell’andata e del transito su Mulhouse,
arrivando dalla Germania si attraversa Basilea
in un soffio, senza mai abbandonare la strada veloce. Superiamo abbastanza
speditamente tutto il tratto che ci separa da Lucerna
e sbuchiamo sul lago dei quattro cantoni. Il cielo intanto si è nuovamente
fatto grigio e ci elargisce un pò di pioggia, quasi gradita vista la calura
sofferta nel tratto precedente. I pochi raggi che filtrano dalle nuvole ci
regalano un bellissimo arcobaleno che parte dai prati ai bordi del lago e sale
fino alle cime delle montagne intorno…un cielo azzurrissimo sopra le
nuvole…una vista stupenda, da cartolina !
All’unica area di servizio prima del Gottardo
ci fermiamo per fare benzina, mangiare qualcosa e coprirci per bene. La
temperatura è scesa di un buon dieci gradi, complice la pioggia, e affrontare
il passo del Gottardo solo con la maglietta mi sembra azzardato; tanto più che
nella lettera che Michiel mi ha lasciato sulla porta mi informa che sulle Alpi
ha nevicato !
Fuori dal locale anche una coppia con un Pegaso
targato Como si mette la tuta
antiacqua. Anche il ragazzo con un vecchio Kawa targato tedesco che avevo già
notato alla frontiera di Basilea è
abbastanza scornato e se ne esce con un “…che
tempo di merda !” . Ci scambiamo due parole e scopro che abita a Lugano,
ma al contrario di noi lui farà la galleria del Gottardo…lo
invito a fare il passo con noi, ma non ci tiene molto.
La nostra allergia alle gallerie ci fa mettere la
freccia all’uscita di Goscehenen,
mentre la catena ha cominciato di nuovo a fare rumore per cui adeguo
l’andatura, ma a metà salita non ne posso più e mi fermo a tirarla ! Dalle
nuvole bianche che si muovono veloci sbucano qua e là le cime delle montagne e
con estremo stupore le vediamo innevate…meritano una foto, l’ultima del
rullino ancora in macchina. Certo che se la Giò avesse tenuto gli occhi
aperti...
Il piazzale del passo è quasi deserto ed immersi
nelle nuvole scendiamo dalla Tremola, solo con i freni davanti e tanto freno
motore, visto che il freno dietro è finito da un pezzo.
La temperatura sale leggermente e anche la visibilità
migliora notevolmente per ritornare normale all’ingresso dell’autostrada ad Airolo,
da dove accompagnati dall’imbrunire affrontiamo gli ultimi 130 kilometri della
giornata.
Uscita di Lugano Nord e le strade di sempre, fatte ad
andatura tranquilla non tanto per la stanchezza o il traffico, ma per la catena
che rumoreggia di nuovo, mannaggia a lei !
Alle 9 e 30 scarse siamo a casa della Giò dove i
suoi ci accolgono felici di rivederci dopo due settimane; poco dopo stessa
situazione a casa mia.
Oggi abbiamo macinato oltre mille kilometri,
attraversato Belgio, Lussemburgo, Francia, Germania, Svizzera…abbiamo tante
cose da raccontare, ansiosi di vedere le fotografie fatte.
Vacanze finite e domani si torna alla quasi normalità…
Le nostre impressioni sulla Scozia
Una vacanza in Scozia viene dipinta come abbastanza dispendiosa. La Scozia in effetti è molto cara ma se si resta nella normalità senza pretendere nulla di strano o estroso si spende il giusto. Quello che incide tantissimo è il traghetto, oltre 500 Euro per due persone con la sistemazione più economica, moto e colazione per andata e ritorno. Noi abbiamo scelto la soluzione dal Belgio, ma anche attraversare la manica non è così tanto economico.
La benzina è abbastanza cara, siamo nell’ordine dei 1,3 Euro al litro; più si va a nord più il prezzo sale. Se si riesce a trovare il distributore nel centro commerciale si spende qualcosa meno…
Per dormire si scelgono dei B&B, base di partenza
per i pernottamenti; noi a meno di 15 Sterline a testa non abbiamo trovato ( 25
Euro circa ) ma la colazione è fantastica.
Eccezione è Edimburgo, cara oltre misura ! Il
B&B dove abbiamo pernottato, l’unico trovato libero prenotando a maggio e
base di partenza come prezzo, ci è costato 130 Sterline per due notti ( 214
Euro ).
Cibo e visite sono proporzionati al costo della vita.
Per chi volesse acquistare qualcosa, è avvisato. Il
Whisky costa circa 40 Euro alla bottiglia a causa delle tasse statali sugli
alcolici che sono elevatissime. E comunque ci hanno assicurato che è lo stesso
che si trova in Italia : la distilleria è una sola per tutto il mondo.
Comunque per non scoraggiare nessuno, e per pura
curiosità personale, ho fatto due conti : in due tutto compreso abbiamo speso
meno di 1900 Euro : pernottamenti in B&B, pranzo frugale, cena robusta,
benzina, traghetto, visite…esclusi souvenir insomma.
Il report sopra sfata il mito della Scozia come paese
sempre piovoso, quindi non arrovellatevi oltremodo.
Molte sono le possibilità di visita, quindi a
seconda dei giorni a disposizione conviene pianificare, quantomeno a grandi
linee, il programma delle vacanze; noi con undici giorni effettivi sull’isola
abbiamo visto tutto, ma qualche giorno in più è consigliato per andare magari
alle isole o praticare un pò di trekking nelle Highlands.
Il motivo che ci ha spinto ad affrontare questa
vacanza, era proprio l’andare a vedere quei panorami visti in cartolina, tanto
belli e selvaggi.
Proprio per questo le Highlands meritano una nota :
non c’è nulla e c’è tutto…la bellezza della Scozia e delle sue “terre
alte” è proprio la tranquillità, solitudine, libertà che si provano in
alcuni luoghi, fuori dalle rotte principali…il bello della Scozia è il
panorama, la natura incontaminata e selvaggia, il massimo rispetto che l’uomo
le porta…sensazioni uniche…fermarsi in mezzo al niente, spegnere la moto,
guardarsi intorno…
Infatti quando si comincia a scendere, la malinconia
comincia a riaffiorare e si rimpiangono i panorami e i luoghi appena lasciati…
Le strade
Perfette ! Dovrebbe bastare come commento, ma
qualcosa lo aggiungo volentieri.
Non si trova un buco nemmeno a pagarlo, e i rappezzi
ove esistenti sono perfetti. Il grip e’ notevole e anche con le strade umide o
bagnate si viaggia sicuri proprio per la buona granulosità dell’asfalto.
La segnaletica perfetta e per nulla invadente; basti
pensare che in alcuni casi e’ più grosso il tubo che sorregge il cartello che
il cartello stesso con un notevole giovamento nella vista di tutto. Nessun
cartello fuori luogo o deturpamento del panorama, e assolutamente banditi quelli
enormi pubblicitari; dovremmo prendere esempio !
Riguardo la guida a sinistra io non ho trovato nessun
problema. Se si viaggia con macchine che ci precedono basta seguire loro sia
negli incroci che nelle situazioni di normale circolazione. Se invece ci si
trova ad affrontare un incrocio o una rotonda (roundabout) da soli…bhè un
attimo di attenzione in più.
Solitamente la guida degli inglesi è molto attenta e
ligia dei segnali stradali, quindi se c’è un 30 miglia, aspettatevi tale
andatura. E se c’è coda è perché qualcuno rispetta il limite imposto e
nessuno dietro a suonare o sfaragliare.
Noi abbiamo fatto la nostra di andatura, senza creare
pericolo e stando attenti alle condizioni stradali.
Numerosi i radar sulla strada segnalatissimi! : si
trovano appollaiati su cassette a circa tre metri da terra con tanto di macchina
fotografica e colorati di giallo e arancio fluo; non tutti forse erano
funzionanti e comunque non abbiamo avuto problemi di posti di blocco o similari.
Polizia in giro poca ma molto rispettata…
Rari i parcheggi per moto, ma nessuno si lamenta se
parcheggiate nel posto delle auto in pieno centro, anzi è un vostro diritto.
Inutile dire che abbiamo lasciato più volte la moto con a bordo tutto, anche la
borsa da serbatoio e i caschi non legati, nessuno ha toccato nulla.
Semafori pressochè inesistenti ma tante belle
rotonde che snelliscono il traffico .
Una menzione particolare alle single track road :
nelle zone a basso traffico ( ma quasi tutte le highlands sono così ) esistono
tali strade che non sono altro che strade ad una sola carreggiata la cui
larghezza è di poco superiore ad una singola corsia. Ogni cinquanta metri circa
si trova una piazzola di sosta a bordo strada, alternata a destra e sinistra,
denominata passing place; in pratica con un colpo di fari o la freccia si
comunica con il mezzo che si sta incrociando chi dei due si ferma. Al passaggio
si ringrazia con la mano, doveroso ed educato.
In moto i mezzi lenti che ci precedevano appena
possibile accostavano per farsi superare, ed all’incrocio con le auto bastava
rallentare e si passava senza doversi continuamente fermare. Incrociando
furgoni, camion e autobus ci fermavamo noi, mi sembra logico.
Saluti con le auto ogni volta, quasi fossimo vecchi
amici, davvero singolare . J
Il traffico
Solo nei grandi centri abitati un poco
di traffico in centro. Nemmeno ad Edimburgo abbiamo avuto problemi di traffico,
il che la dice lunga…
Scendendo a sud dato il periodo di vacanze avanzato abbiamo invece trovato più movimento e in taluni casi, come l’isola di Skye, anche un po’ stressante.
In conclusione penso proprio che la voce traffico sia
insignificante.
Bisogna portare pazienza e non dimostrare di essere i
soliti italiani alla guida; gli scozzesi sono così gentili…e noi siamo ospiti
in terra straniera.
La gente
Gli scozzesi sono gente cordialissima.
Qualunque persona a cui abbiamo chiesto informazioni è stata gentile, dai
ragazzini agli anziani. Un saluto con un sorriso se non un augurio di buon
viaggio. Al momento la Scozia è il paese più a nord dove siamo stati, ma penso
che tale caratteristica sia comune dei popoli nordici.
Spesso coglievano l’occasione per chiederci da dove
provenivamo e cosa avessimo visto, come abbiamo trovato il tempo e la direzione
del nostro viaggio, dandoci consigli e suggerimenti su dove andare.
La scelta di stare nei B&B è stata motivata
anche dal fatto di restare a maggior contatto con la gente locale e seguirne usi
e abitudini; ogni casa con una stanza libera si dedica al B&B, questo la
dice lunga sulla cortesia e senso dell’ospitalità degli scozzesi.
Altra gente davvero ! Il loro spirito forte è lo
stesso di William Wallace, eroe nazionale, che ha portato la Scozia a dure lotte
per l’indipendenza e affermare il proprio carattere fino a vedersi restituire
la “pietra del destino” razziata dagli inglesi e oggi conservata al castello
di Edimburgo, pietra su cui per secoli furono coronati i re scozzesi.
Un consiglio di cuore : nel caso vogliate andare in
Scozia, non fermatevi ad Edimburgo o ad Inverness, salite fino a John o’Groats,
le vere highlands sono li’.
E se poi avete tempo e soldi anche un salto alle
isole, chiedete a Leo…
Luca e Giò, Luino (VA).