Tunisia 2001 |
Il
mio sogno si stava avverando, ho sempre pensato che un viaggio del genere doveva
essere un qualcosa da fare almeno una volta nella vita, un mettersi alla prova,
osare. Non
ho grosse esperienze di fuoristrada ma conosco bene la mia moto e i miei limiti,
dopo anni e decine di migliaia di Km di turismo stradale
qualcosa di estremo, un po'
di terra, di sabbia e un amico anche lui con lo stesso sogno, il cuore inizia a
palpitare. Una
rapida selezione in Internet per scegliere il Tour Operator
che offra un itinerario divertente e ci permetta di viaggiare senza
bagagli e ci troviamo a pochi giorni dalla partenza per la messa a punto dei
mezzi, destinazione Tunisia.
Lo
so la mia Transalp non é il mezzo più adatto, e poi dovrò competere con il
super-mega-iper-professionale K (Ktm) 540 di Luca, meglio ancora mi dico, metterò
alla prova pure la moto!. Il contakm segna 45.000, decido per sicurezza di
cambiare la frizione, la catena ancora originale sembra buona e con
l'approvazione dell'organizzatore (mica sapeva dei 45.000Km), non la cambio ma
porto il kit di ricambio (mii... ma quanto pesa!!), un accurato controllo a
cuscinetti e ammortizzatori, una tiratina ai raggi, filtro aria nuovo, olio
minerale, gomme superartigliate con camere rinforzate e la moto é quasi pronta.
Un alleggerimento generale eliminando il superfluo e per evitare di rovinare le
parti originali (e immacolate) monto fianchetti, fanali codino, marmitta
recuperati. Un amico mi presta pantaloni con protezioni e un paio di stivali da
cross usatissimi.
La
notte dormo poco e il giorno lavoro sodo per riuscire a preparare tutto, le voci
di mogli e mamme che rimbombano "stai attento" "ma vuoi proprio
distruggere la moto?" "certe cose non si fanno a 32 anni!"
non fanno altro che aumentare la voglia di partire (ma anche un po' di
preoccupazione) e così arriva il 14 Aprile, assieme a un freddo polare: ma ca..o
devo andare al caldo non potevano esserci almeno 15 gradi? partiamo da Brescia
in direzione Genova.
L'avventura
inizia già in autostrada, il Super-mega.. dopo 100Km é fermo senza
benzina, una provvidenziale cannetta portata nel kit di sopravvivenza
motoristica e in pochi minuti travaso la benzina. Certo questi zaini sono
davvero scomodi da portarsi in moto, all'autogrill ci guardano con curiosità,
stivaloni da cross, protezioni varie, mascherona... 30Kg di zaino ma dove vanno
questi?
A
Genova ci uniamo al gruppo di disperati, siamo in 6, Io, Luca (Ktm 540), Paolo
(TT600E), Roberto (Ktm Adventure), Gerry (TT600R nuovissimo), David (TT600R a
noleggio) più i tre che ci raggiungeranno in aereo ma le loro moto sono già
sul carrello e subito noto che sono l'unico con un bicilindrico, c'é anche un
vecchio Xl (di Cesare) con gomme semistradali..Mahhh.., un Xr250 (di Alberto) e
un Ktm Lc4 (di Stefano). Fortunatamente
dalle facce non traspare il ghigno di folli smanettoni. L'organizzazione dispone
di una essenziale Land cruiser 4000 diesel, già carichissima e di 2
accompagnatori, Paolo il tour leader e Alex poi c'è
Fabio, un simpaticissimo intruso, amico
di Paolo.
Mentre
nel piazzale dell'imbarco una miriade di "desertari" con jeep
trasformatissime, filtri aria ovunque come lunghi periscopi, piastre, serbatoi
supplementari ..... più che la partenza di un viaggio mi sembra una sfilata per
l'elezione di chi ha l’auto meglio modificata, cerco gli sguardi di questi
avventurieri ma scorgo con delusione tanti visi dei classici figli di papà in
camicia Ralph Loren e cappello da cowboy accompagnati dalla belloccia in
minigonna in cerca di qualche emozione, molto più mesti i motociclisti con
mezzi spesso di serie.
Carichiamo
le moto sul carrello dell'assistenza per imbarcarle, la mia ovviamente si
solleva a fatica..tira di qua molla di la.. me la ritrovo appoggiata ad una
altra con la pedalina infilata tra fianchetto e paramotore...fiuuu...menomale
che il fianchetto é da battaglia, il paramotore...vabbé si può
riverniciare...mentre faccio queste lucubrazioni mentali Paolo (Tour leader) mi
scorge e sogghigna...come a dire tra due giorni nemmeno le guarderai più le
rigature....la mia preoccupazione aumenta.
La traversata é
tranquilla e complice la bellissima nave della compagnia Tunisina e la vivacità
dei compagni di viaggio, tutti alla prima esperienza africana (bene..bene..), in
un attimo ci troviamo a Tunisi. Espletiamo
le formalità doganali, cambio i soldi per la benzina e i pasti a mezzogiorno,
primo pieno a 1200 L. al litro 100Km di asfalto, é già sera, arriviamo a
Kairouan, l'albergo é semplice ma confortevole.
Cena, una controllatina alle moto, il K di Roberto fa strani rumori in
accelerazione, forse a causa della benzina.
L'indomani
ripartiamo per i 300Km che ci separano da Tozeur, nonostante siano tutti su
asfalto a Roberto esplodono contemporaneamente i due paraolio forcella;
cominciamo bene! Proseguiamo veloci: il Tour leader ci ha promesso
un primo contatto con i terreni africani, una rapida sosta in Hotel e subito
imbocchiamo una bruttissima strada polverosa: sassi, ghiaia e anche l'odioso
tole ondulé, un susseguirsi di piccoli dossi rigidi a distanza di 20/30 cm, che
spesso creano una risonanza tale che sembra la moto vada a pezzi, le
sollecitazioni fanno scoppiare un altro paraolio, stavolta ad una Yahaha TT-E,
le braccia mi fanno male, il morale anche. Dopo un ora arriviamo in una
piana dove vi sono i resti delle
scenografie create per l'ultimo film Star Wars, resto incantato, sullo
sfondo le prime dune....magiche! Mi ripeto mentalmente la nenia
ideata dall'amico Bibo "se sei incerto tieni aperto" mentre affronto
la sabbia, ma é più forte di me non appena la moto sbanda, chiudo il gas, é
la fine, alla prima duna siamo quasi
tutti insabbiati, David cade e si ferisce leggermente una gamba, Paolo (TL),
ci guarda dall'auto divertito e sonda le nostre capacità ma non si accorge di
un tratto insidioso e si insabbia pure lui. Sgonfiamo le gomme,
proviamo su tratti un po' più compatti, il timore é ancora forte ma comincio a
galleggiare, la seconda duna non mi crea grossi problemi, inizio a divertirmi.
Al
ritorno anziché la stradina grazie al GPS dello scatenato Roberto facciamo un
fuori pista, terreno leggermente sabbioso... si questo lo conosco...assomiglia a
certe strade che ci sono da noi, la differenza é che qui puoi spaziare quasi in
qualunque direzione, allungo le braccia e mi siedo sulla parte posteriore della
sella, manetta aperta la moto scodinzola leggermente e mi ritrovo a 120,
affiancato dagli altri amici, da sotto il casco si intravedono sorrisi
smaglianti, e un pensiero comune: siamo in Africa!
Rientriamo
rigenerati all'albergo, cena in un
ristorantino, un ottimo the alla menta, una fumatina di narghilé (solo tabacco
ovviamente), ci si scambiano le prime impressioni, Paolo
ci da i primi consigli di guida su sabbia, a me dice: "la tua moto
é pesante, se vai più veloce e ti alzi sulle pedane vai benissimo, quando
trovi i solchi di altri mezzi vai anche meglio delle moto leggere che sbandano
molto, é sufficiente che non rallenti" sembra facile!!. Arrivano
anche gli aviotrasportati, Alberto, Stefano e Cesare, scopro che l'Honda Xl é
guidata da un simpatico cinquantenne che gareggia in supermotard (ecco perché
nemmeno ha cambiato le gomme!).
Il
17 (e si porta proprio sfiga!) partiamo con calma per le oasi di montagna, sono
il primo dietro alla Jeep su una strada in costruzione, in un attimo
inspiegabilmente mi ritrovo con la moto completamente di traverso, inevitabile
la caduta, la moto scivola veloce (ed io anche) sembra non fermarsi più,
passano alcuni lunghissimi secondi, mi vengono in mente certe cadute con gli
sci, poi ci fermiamo perfettamente in centro alla strada, istintivamente mi levo
da sotto la moto e mi porto sul lato della strada per paura che chi mi segue
possa piombarmi addosso, fortunatamente gli altri vedendomi rallentano ed
evitano la caduta. Mi aiutano a rialzare la moto, impresa tutt'altro che
facile visto che la strada é ricoperta da uno sottile strato di fanghiglia
scivolosissima, creato dagli operai per compattare il fondo. Mi guardo:
tutto sporco ma grazie alle protezioni sono
intero, guardo la moto: grazie ai paracarena nemmeno un graffio, come
prima caduta della mia vita (sgratt...sgratt..) é andata piuttosto bene!
Un
guado mette in difficoltà anche Paolo (TT) , servono 5
persone per tirarlo fuori e poi sterratoni immensi con fondo buono non
troppo pietroso, viaggiamo veloci ma ad un certo punto vedo Luca con il K fermo,
torno indietro pensando la solita benzina o una foratura, mi si drizzano i
capelli: i cuscinetti della ruota posteriore non esistono più e i detriti hanno
provocato la crepatura del mozzo. Luca é abbattutissimo, mentre smonta la
ruota anteriore per permettere distruttivo traino della moto (che comunque grava sempre
sul posteriore) continua a ripetere "questo viaggio era partito male"
e come dagli torto, fino al giorno prima della partenza la moto era dal
meccanico con problemi elettrici, poi ha rischiato il sequestro del libretto,
vacanza per lui terminata. Con la moto al traino percorriamo tutto
l'itinerario previsto che si snoda tra profonde
gole aride e fiorenti palmeti, rientriamo in serata, e ci dedichiamo alla
moto di Luca; smontata la ruota, emerge la gravità del danno: la sede dei
cuscinetti é rovinata (ma come sarà potuto accadere?) e il mozzo ha profonde
crepe ma sembra non ne alterino la solidità. Paolo non si perde d'animo,
vuole ripararla! un paio di giri in auto, due telefonate ad amici locali e un
meccanico passa a ritirare il cerchio, lo riporta dopo alcune ore con due bei
cuscinettoni ben montati con tanto di parapolvere, gli occhi di Luca brillano
nonostante sia quasi notte, per le crepe mi armo del mitico acciaio liquido e do
una bella rinforzata al tutto, ingrassiamo e montiamo: la moto é pronta.
L'indomani
ripartiamo per Douz, l'ultimo avamposto prima del deserto vero, l'ERG. Il
terreno é molto vario, si va dalla pista sassosa al fuoripista su piccoli dossi
compatti dove si possono fare continui salti, la mia passione! il retrotreno
rimbalza come un grillo, (se solo avessi la regolazione del mono in
estensione!!) ma il percorso è divertente. Il caldo comincia a farsi sentire,
ci fermiamo per il pranzo al sacco in un vecchio fortino abbandonato, i pochi
posti all'ombra sono molto ambiti. Ripartiamo velocemente, inizia un po' di
sabbia, arriviamo nel pomeriggio alle cave delle rose del deserto, nient'altro
che buche nel bel mezzo di una radura da dove emergono queste splendide rocce,
ne raccolgo quattro piccoli pezzi e li infilo in tasca, al momento, a causa di
caldo e stanchezza, non mi rendo conto di quanto siano belli e trasparenti,
tornassi indietro ne prenderei molti di più. L'ultimo tratto che ci
separa da Douz lo percorriamo sul mitico
Chott, lo sterminato lago salato, in quel tratto é completamente secco e ci
permette veloci andature, testa bassa, manetta aperta, un forte rumore
delle zolle secche che si rompono al passaggio della moto, mi frullano in mente
le immagini viste in Tv e mi sento un po' anche io un dakariano.
Ci
aspetteno i due giorni clou della vacanza: deserto. In prima mattina ci
dedichiamo alla manutenzione alle moto, con pulizia filtri in vista dell'impegno
che ci aspetta, io con sorpresa trovo pochissima sabbia nel filtro, una
spruzzatina con l'indispensabile bomboletta di aria compressa, molto più
complicato per chi ha i filtri ad olio. Noto però che la sabbia che si
ferma tra le gambe ed il serbatoio ha provocato qualche graffio, rimedio
incollandoci del nastro americano (grazie Roby).
La
mattina presto smontiamo il campo, percorriamo per qualche Km lo stesso tragitto
della sera ma sembra molto più facile, arriviamo su una pista sabbiosa, ormai
ho rotto gli indugi, appena sprofondo apro il gas e la moto inizia a
galleggiare, i solchi lasciati dalle auto fondi anche 30 cm non creano alcun
problema se non continue sbandate, in piedi sulle pedaline lascio andare la moto dove
vuole, devo solo preoccuparmi di tenere la direzione, le curve non sono più un
problema piego la moto internamente alla curva e accelero, il retrotreno derapa
dolcemente e la moto curva,
bellissimo ma non dura molto, altro fuoripista e stavolta ci si mette anche il
vento, i passaggi sono difficili e la scarsa visibilità ci costringe a seguire
la Jeep che si inclina pericolosamente, soccorro alcune cadute, il caldo è
soffocante, in un punto siamo costretti a entrare in velocità in una grossa
buca e scavalcare velocemente la duna che segue, se ci fermassimo probabilmente
perderemmo moltissimo tempo e sudore per uscire dalla buca, durante le pause ci
riposiamo all'unica ombra disponibile: quella delle moto, finalmente arriviamo
alla sosta per il pranzo al sacco in un fortino, sulla cima di una collinetta! Salgo veloce ma dalla parte
sbagliata la moto affonda, accelero forte ma a qualche
metro dalla cima imprecando mi insabbio. Luca mi aiuta spingiamo in due,
la ruota è sprofondata oltre il perno, la catena fa preoccupanti "STOC",
il terreno è sofficissimo ma sotto vi sono delle pietre che smosse dalla gomma
vanno a graffiare il cerchio, fortuna non rovinano i raggi,
il motore di Luca invece fa preoccupanti rumori meccanici e non ha
potenza a bassi giri. Siamo al sole stanchi, il vento fischia tra le dune
e nonostante il riparo offerto dei muri del fortino ci impedisce persino di
mangiare una scatola di sardine, ho sabbia dappertutto, in bocca negli
stivali…impossibile resistere senza maschera, un amico stremato dice a bassa
voce “voglio solo morire!” beviamo schifosa acqua all’Amuchina per
l’occasione impreziosita con sali minerali,
mentre ci riposiamo arriva in cammello una troup televisiva Olandese (un
miraggio?) che segue un folle armato di un blocco di ghiaccio portato
dall’Olanda , per scommessa (o
per un colpo di sole) ha deciso di fare il gelato nel deserto, gli prestiamo una
pentola, in cambio ci fa assaggiare il gelato filmati dalle telecamere. Ci
aspetta ancora il passaggio più difficile
e poi l'oasi di Ksar Ghilane, Paolo anche lui leggermente teso ci
raccomanda di stare uniti, che sarà dura, il vento cancella le tracce dopo
pochi minuti, se non troviamo la pista potremmo perdere ore, penso: "ma chi
me l'ha fatto fare!".
Scendiamo
dal fortino e vediamo una Jeep che imbocca quella che sembra una pista tra le
alte dune, aspettiamo impazienti la nostra jeep che non arriva, trattenuta dalla
TTR di Gerry che non parte. Finalmente arrivano ma le tracce sono quasi
scomparse, imbocchiamo la via che
sembra giusta, ho finalmente capito come non rischiare di insabbiarmi, faccio
andare avanti gli altri e poi li raggiungo velocemente saltando, a dispetto di
quanto consigliatomi, la cima delle dune per poi eventualmente fermarmi con
entrambe le ruote in discesa ( il vento in questo mi aiuta a non avere timori
impedendomi di vedere cosa c’è dietro) è divertente, un po' meno per la moto e la tensione si scioglie in un attimo, mentre penso che sono meno
insidiose le dune alte di quelle piccine mi distraggo e sbando verso un dosso,
credo di scavalcarlo invece vedo tutto l’avantreno, parafango compreso, sparire
sotto la sabbia, per istinto butto il corpo ancora più indietro, fortuna, peso
della moto e gas aperto fanno si che
fuoriesca da sola alzando una nube di sabbia impalpabile che mi sbatte in
faccia; non l'avessi visto non ci crederei! Arriviamo
prima del previsto e senza intoppi all’oasi, grossi alberi la circondano.
Appena varcato l’ingresso il vento sparisce completamente e si apre uno scenario fuori dal
comune: una pozza d’acqua sorgente a 30
gradi ci aspetta. Entriamo subito. In quel momento la sensazione è
indimenticabile, non vorrei sembrare volgare ma è paragonabile solo a un
qualcosa di sessuale, unito all'euforia per avercela fatta. Scopro ben
presto che l'oasi è molto turistica e che vi si accede anche da una comoda
strada sterrata che pare vogliano asfaltare, nonostante ciò mantiene un fascino
particolare. Dormiamo in comode tende, teoricamente berbere, ma di berbero
hanno ben poco.
L'indomani
ci alziamo presto e zonziamo tra le dune
scattando le foto che il giorno precedente a causa del vento era staro impossibile,
il paesaggio è mozzafiato; come mi piacerebbe fermarmi li qualche giorno e
ripercorrere il passaggio fino al fortino ora che sono ben riposato ed è
cessato il vento o tuffarmi alla cieca in quel mare di sabbia, ma purtroppo
l'organizzazione non lo prevede, peccato!. Mentre ci apprestiamo a
ripartire per Douz il solito
intoppo ci ferma: il TT/R noleggiato a David non ne vuole sapere di partire,
tentano anche di trainarla con la
Jeep, unico risultato: la moto (e il pilota) cadono, l'autista non se ne accorge
e li trascina per qualche decina di metri (tipo "torture Western")
fortuna c'è la sabbia. Nel frattempo provo senza risultato a modificare
l'anticipo alla moto di Luca per vedere se il tiro ai bassi riprende ma
purtroppo il problema è al carburatore. La TT proprio non parte, la
candela non fa nemmeno una scintilla. Con l'aiuto di un tester proviamo tutte le
parti elettriche, eliminiamo il blocchetto d'accensione, proviamoo la bobina,
niente da fare il guasto è serio probabilmente la centralina o lo statore,
smontiamo rassegnati la ruota anteriore (anche la catena per non rovinare il
cambio) per trainarla.. A Paolo,
validissima ed esperta guida, scappano le parole che tutti da giorni intuivamo:
"Mai fatto un viaggio in Tunisia così travagliato, con così tanti
inconvenienti" "Viste le difficoltà, la vostra capacità di
adattamento e di collaborazione, siete tutti promossi per il viaggio in
Libia". E' solo una battuta ma ci rende orgogliosi
di avercela fatta e del legame che questo viaggio ha creato tra noi, un
aiutarsi incondizionato per superare ogni avversità. Ripartiamo con
la moto al traino nella speranza (vista la sfiga) non se ne rompa
un'altra, dove la metteremmo? Un tratto
di Pipe Line (la pista che viaggia parallela all'oleodotto) mi fa subito
ricordare quanto sia "bastardo" il tole ondulé. Ci spostiamo
dirigendoci su pista di montagna a
Matmata; incrociamo un luogo bellissimo,
grossi ammassi di sabbia compatta levigati dal vento accompagnano un palmeto ( le
ultime foto). Abbiamo ancora le gomme sgonfie, da deserto,
Luca ne paga subito le conseguenze, una buca gli fora non una ma entrambe
le gomme, rapida riparazione con gonfiaggio gomme a tutti
e siamo a Matmata, dove si possono ammirare case scavate nella terra. In
serata arriviamo a Douz percorrendo una tortuosa ma veloce strada non ancora
completamente asfaltata.
E'
già il 22 Aprile, come vola il tempo! Ci aspetta una tappa stradale di oltre
500 Km per giungere ad Hammamet, ritiriamo la moto di Stefano che guiderà David
orfano della TT. Deviamo dalla
strada ed entriamo nel Chott, qui il fondo è composto da fango coperto da un
sottilissimo strato secco, che permette una cera stabilità ma non appena si
accelera lo si rompe e la moto inizia a derapare, è divertentissimo, sembra di guidare una
supermotard tutto in controsterzo per centinaia di metri, sembriamo dei bambini
scalmanati, le traiettorie sono da "mosca
impazzita" come ci farà constatare Roberto dal suo GPS, giriamo in
tondo, ci incrociamo, deviamo, sbandiamo, ad una buona velocità e in tutta
sicurezza in quanto lo spazio a disposizione è praticamente infinito.
Ripartiamo sorridenti per Tozeur, dove lasciamo con commozione i due
aviotrasportati Alberto e Cesare, carichiamo le loro moto, quella di Stefano e
anche quella dello sfortunato Luca, che per fare poco più di 100Km ha richiesto ben 3 pieni!
(20litri). Notizie dall'ospedale ci dicono che Stefano sta bene ma non lo
lasciano ancora rientrare in Italia (sapremo in seguito che rientrerà la
settimana seguente). Spezziamo la monotonia della giornata con una sosta
culinaria dove in una ristorantino senza pretese gustiamo il miglior Couscous (cuzcuz)
mai mangiato, in serata arriviamo ad Hammamet.
Il
viaggio è quasi finito, la mattina visitiamo il centro di Hammamet, la
suggestiva Cartagine e ci imbarchiamo su un traghetto della Tirrenia, semplice
ma confortevole. La mattinata successiva sbarchiamo a Trapani dove anche David e
Fabio ci lasciano preferendo l'aereo, ci dirigiamo a Palermo intervallando soste
cultural-gastronomiche (ma quanto è bella la Sicilia in primavera!) qualche ora
in spiaggia e poi altro imbarco sulla lussuosa motonave Grimaldi che ci porterà
a Genova. Guardo il contaKm azzerato alla partenza da Genova: Km
percorsi 2300 di cui circa 1200 di pista e fuoripista.
Ci salutiamo promettendoci di rincontrarci, magari in un prossimo viaggio, ormai sappiamo di avere nel sangue qualcosa che non ci terrà lontani, un herpes che ti riempie di voglia di partire, pronto ad esplodere alla vista, anche solo in fotografia, di paesaggi infiniti: Il mal d'Africa.
Il viaggio in numeri:
Km 2300 percorsi totali da Genova |
Km 1200 circa di pista e fuoripista |
N. 12 giorni di viaggio |
N. 2 le notti in tenda |
L.2.400.000 costo del viaggio |
L. 300.000 costo benzina e extra |
L. 400.000 costo preparazione moto |
N. 3 forature auto |
N. 3 forature moto |
N. 3 i Paolo del viaggio |
N. 2 le moto trainate |
N. 1 le moto bicilindriche |
N. 10 il voto che darei al Tour Leader |
N. 100 le foto scattate |
N. 1000 le volte che ci tornerei |