Tunisia 2001

 

 

Il mio sogno si stava avverando, ho sempre pensato che un viaggio del genere doveva essere un qualcosa da fare almeno una volta nella vita, un mettersi alla prova, osare.     Non ho grosse esperienze di fuoristrada ma conosco bene la mia moto e i miei limiti, dopo anni e decine di migliaia di Km di turismo stradale  qualcosa di estremo,  un po' di terra, di sabbia e un amico anche lui con lo stesso sogno, il cuore inizia a palpitare.     Una rapida selezione in Internet per scegliere il Tour Operator  che offra un itinerario divertente e ci permetta di viaggiare senza bagagli e ci troviamo a pochi giorni dalla partenza per la messa a punto dei mezzi, destinazione Tunisia.

Lo so la mia Transalp non é il mezzo più adatto, e poi dovrò competere con il super-mega-iper-professionale K (Ktm) 540 di Luca, meglio ancora mi dico, metterò alla prova pure la moto!.  Il contakm segna 45.000, decido per sicurezza di cambiare la frizione, la catena ancora originale sembra buona e con l'approvazione dell'organizzatore (mica sapeva dei 45.000Km), non la cambio ma porto il kit di ricambio (mii... ma quanto pesa!!), un accurato controllo a cuscinetti e ammortizzatori, una tiratina ai raggi, filtro aria nuovo, olio minerale, gomme superartigliate con camere rinforzate e la moto é quasi pronta.  Un alleggerimento generale eliminando il superfluo e per evitare di rovinare le parti originali (e immacolate) monto fianchetti, fanali codino, marmitta recuperati. Un amico mi presta pantaloni con protezioni e un paio di stivali da cross usatissimi.

La notte dormo poco e il giorno lavoro sodo per riuscire a preparare tutto, le voci di mogli e mamme che rimbombano "stai attento" "ma vuoi proprio distruggere la moto?" "certe cose non si fanno a 32 anni!"  non fanno altro che aumentare la voglia di partire (ma anche un po' di preoccupazione) e così arriva il 14 Aprile, assieme a un freddo polare: ma ca..o devo andare al caldo non potevano esserci almeno 15 gradi? partiamo da Brescia in direzione Genova.

L'avventura inizia già in autostrada, il Super-mega.. dopo 100Km é fermo senza benzina, una provvidenziale cannetta portata nel kit di sopravvivenza motoristica e in pochi minuti travaso la benzina.  Certo questi zaini sono davvero scomodi da portarsi in moto, all'autogrill ci guardano con curiosità, stivaloni da cross, protezioni varie, mascherona... 30Kg di zaino ma dove vanno questi?

A Genova ci uniamo al gruppo di disperati, siamo in 6, Io, Luca (Ktm 540), Paolo (TT600E), Roberto (Ktm Adventure), Gerry (TT600R nuovissimo), David (TT600R a noleggio) più i tre che ci raggiungeranno in aereo ma le loro moto sono già sul carrello e subito noto che sono l'unico con un bicilindrico, c'é anche un vecchio Xl (di Cesare) con gomme semistradali..Mahhh.., un Xr250 (di Alberto) e un Ktm Lc4 (di Stefano).  Fortunatamente dalle facce non traspare il ghigno di folli smanettoni. L'organizzazione dispone di una essenziale Land cruiser 4000 diesel, già carichissima e di 2 accompagnatori, Paolo il tour leader e Alex poi c'è  Fabio, un simpaticissimo intruso,  amico di Paolo.

Mentre nel piazzale dell'imbarco una miriade di "desertari" con jeep trasformatissime, filtri aria ovunque come lunghi periscopi, piastre, serbatoi supplementari ..... più che la partenza di un viaggio mi sembra una sfilata per l'elezione di chi ha l’auto meglio modificata, cerco gli sguardi di questi avventurieri ma scorgo con delusione tanti visi dei classici figli di papà in camicia Ralph Loren e cappello da cowboy accompagnati dalla belloccia in minigonna in cerca di qualche emozione, molto più mesti i motociclisti con mezzi spesso di serie.

Carichiamo le moto sul carrello dell'assistenza per imbarcarle, la mia ovviamente si solleva a fatica..tira di qua molla di la.. me la ritrovo appoggiata ad una altra con la pedalina infilata tra fianchetto e paramotore...fiuuu...menomale che il fianchetto é da battaglia, il paramotore...vabbé si può riverniciare...mentre faccio queste lucubrazioni mentali Paolo (Tour leader) mi scorge e sogghigna...come a dire tra due giorni nemmeno le guarderai più le rigature....la mia preoccupazione aumenta.

La traversata é tranquilla e complice la bellissima nave della compagnia Tunisina e la vivacità dei compagni di viaggio, tutti alla prima esperienza africana (bene..bene..), in un attimo ci troviamo a Tunisi.  Espletiamo le formalità doganali, cambio i soldi per la benzina e i pasti a mezzogiorno, primo pieno a 1200 L. al litro 100Km di asfalto, é già sera, arriviamo a Kairouan, l'albergo é semplice ma confortevole.  Cena, una controllatina alle moto, il K di Roberto fa strani rumori in accelerazione, forse a causa della benzina.

L'indomani ripartiamo per i 300Km che ci separano da Tozeur, nonostante siano tutti su asfalto a Roberto esplodono contemporaneamente i due paraolio forcella; cominciamo bene!   Proseguiamo veloci: il Tour leader ci ha promesso un primo contatto con i terreni africani, una rapida sosta in Hotel e subito imbocchiamo una bruttissima strada polverosa: sassi, ghiaia e anche l'odioso tole ondulé, un susseguirsi di piccoli dossi rigidi a distanza di 20/30 cm, che spesso creano una risonanza tale che sembra la moto vada a pezzi, le sollecitazioni fanno scoppiare un altro paraolio, stavolta ad una Yahaha TT-E, le braccia mi fanno male, il morale anche.  Dopo un ora arriviamo in una piana dove vi sono i resti delle scenografie create per l'ultimo film Star Wars, resto incantato, sullo sfondo le prime dune....magiche!   Mi ripeto mentalmente la nenia ideata dall'amico Bibo "se sei incerto tieni aperto" mentre affronto la sabbia, ma é più forte di me non appena la moto sbanda, chiudo il gas, é la fine, alla prima duna siamo quasi tutti insabbiati, David cade e si ferisce leggermente una gamba, Paolo (TL), ci guarda dall'auto divertito e sonda le nostre capacità ma non si accorge di un tratto insidioso e si insabbia pure lui.   Sgonfiamo le gomme, proviamo su tratti un po' più compatti, il timore é ancora forte ma comincio a galleggiare, la seconda duna non mi crea grossi problemi, inizio a divertirmi.

Al ritorno anziché la stradina grazie al GPS dello scatenato Roberto facciamo un fuori pista, terreno leggermente sabbioso... si questo lo conosco...assomiglia a certe strade che ci sono da noi, la differenza é che qui puoi spaziare quasi in qualunque direzione, allungo le braccia e mi siedo sulla parte posteriore della sella, manetta aperta la moto scodinzola leggermente e mi ritrovo a 120, affiancato dagli altri amici, da sotto il casco si intravedono sorrisi smaglianti, e un pensiero comune: siamo in Africa!

Rientriamo rigenerati all'albergo,  cena in un ristorantino, un ottimo the alla menta, una fumatina di narghilé (solo tabacco ovviamente), ci si scambiano le prime impressioni, Paolo  ci da i primi consigli di guida su sabbia, a me dice: "la tua moto é pesante, se vai più veloce e ti alzi sulle pedane vai benissimo, quando trovi i solchi di altri mezzi vai anche meglio delle moto leggere che sbandano molto, é sufficiente che non rallenti" sembra facile!!.  Arrivano anche gli aviotrasportati, Alberto, Stefano e Cesare, scopro che l'Honda Xl é guidata da un simpatico cinquantenne che gareggia in supermotard (ecco perché nemmeno ha cambiato le gomme!).

Il 17 (e si porta proprio sfiga!) partiamo con calma per le oasi di montagna, sono il primo dietro alla Jeep su una strada in costruzione, in un attimo inspiegabilmente mi ritrovo con la moto completamente di traverso, inevitabile la caduta, la moto scivola veloce (ed io anche) sembra non fermarsi più, passano alcuni lunghissimi secondi, mi vengono in mente certe cadute con gli sci, poi ci fermiamo perfettamente in centro alla strada, istintivamente mi levo da sotto la moto e mi porto sul lato della strada per paura che chi mi segue possa piombarmi addosso, fortunatamente gli altri vedendomi rallentano ed evitano la caduta.  Mi aiutano a rialzare la moto, impresa tutt'altro che facile visto che la strada é ricoperta da uno sottile strato di fanghiglia scivolosissima, creato dagli operai per compattare il fondo.  Mi guardo: tutto sporco ma grazie alle protezioni sono  intero, guardo la moto: grazie ai paracarena nemmeno un graffio, come prima caduta della mia vita (sgratt...sgratt..) é andata piuttosto bene!

Un guado mette in difficoltà anche Paolo (TT) , servono 5 persone per tirarlo fuori e poi sterratoni immensi con fondo buono non troppo pietroso, viaggiamo veloci ma ad un certo punto vedo Luca con il K fermo, torno indietro pensando la solita benzina o una foratura, mi si drizzano i capelli: i cuscinetti della ruota posteriore non esistono più e i detriti hanno provocato la crepatura del mozzo.  Luca é abbattutissimo, mentre smonta la ruota anteriore per permettere distruttivo traino della moto (che comunque grava sempre sul posteriore) continua a ripetere "questo viaggio era partito male" e come dagli torto, fino al giorno prima della partenza la moto era dal meccanico con problemi elettrici, poi ha rischiato il sequestro del libretto, vacanza per lui terminata.  Con la moto al traino percorriamo tutto l'itinerario previsto che si snoda tra profonde gole aride e fiorenti palmeti, rientriamo in serata, e ci dedichiamo alla moto di Luca; smontata la ruota, emerge la gravità del danno: la sede dei cuscinetti é rovinata (ma come sarà potuto accadere?) e il mozzo ha profonde crepe ma sembra non ne alterino la solidità.  Paolo non si perde d'animo, vuole ripararla! un paio di giri in auto, due telefonate ad amici locali e un meccanico passa a ritirare il cerchio, lo riporta dopo alcune ore con due bei cuscinettoni ben montati con tanto di parapolvere, gli occhi di Luca brillano nonostante sia quasi notte, per le crepe mi armo del mitico acciaio liquido e do una bella rinforzata al tutto, ingrassiamo e montiamo: la moto é pronta.

L'indomani ripartiamo per Douz, l'ultimo avamposto prima del deserto vero, l'ERG.  Il terreno é molto vario, si va dalla pista sassosa al fuoripista su piccoli dossi compatti dove si possono fare continui salti, la mia passione! il retrotreno rimbalza come un grillo, (se solo avessi la regolazione del mono in estensione!!) ma il percorso è divertente. Il caldo comincia a farsi sentire, ci fermiamo per il pranzo al sacco in un vecchio fortino abbandonato, i pochi posti all'ombra sono molto ambiti. Ripartiamo velocemente, inizia un po' di sabbia, arriviamo nel pomeriggio alle cave delle rose del deserto, nient'altro che buche nel bel mezzo di una radura da dove emergono queste splendide rocce, ne raccolgo quattro piccoli pezzi e li infilo in tasca, al momento, a causa di caldo e stanchezza, non mi rendo conto di quanto siano belli e trasparenti, tornassi indietro ne prenderei molti di più.  L'ultimo tratto che ci separa da Douz lo percorriamo sul mitico Chott, lo sterminato lago salato, in quel tratto é completamente secco e ci  permette veloci andature, testa bassa, manetta aperta, un forte rumore delle zolle secche che si rompono al passaggio della moto, mi frullano in mente le immagini viste in Tv e mi sento un po' anche io un dakariano. Arriviamo in serata a Douz in un bel Hotel, con piscina (assolutamente gelida!!).

Ci aspetteno i due giorni clou della vacanza: deserto. In prima mattina ci dedichiamo alla manutenzione alle moto, con pulizia filtri in vista dell'impegno che ci aspetta, io con sorpresa trovo pochissima sabbia nel filtro, una spruzzatina con l'indispensabile bomboletta di aria compressa, molto più complicato per chi ha i filtri ad olio.  Noto però che la sabbia che si ferma tra le gambe ed il serbatoio ha provocato qualche graffio, rimedio incollandoci del nastro americano (grazie Roby).Iniziamo su  un insidiosa pista tutta pietre che rimbalzano spesso sul paracoppa, la concentrazione per evitare le più grosse è notevolissima, a tratti affiora soffice  sabbia, "se sei incerto tieni aperto....se sei incerto tieni aperto", mi alzo sulle pedane e anziché le pietre cerco i tratti sabbiosi, che affronto con una certa sicurezza, l'unico problema sono le rare curve dove devo decelerare perdendo il controllo della moto, molta sabbia invade la pista formando piccole dune che ci lanciano in divertenti salti, proprio in uno di questi Gerry che é davanti a me atterra con l'avantreno che si pianta nella sabbia scaraventandolo a terra, mi fermo ad aiutarlo, una botta (che poi da casa mi comunicherà trattarsi di una lieve incrinazione di due costole) e niente altro ma la moto non riparte, arriva anche la Jeep ma con lei la notizia che Stefano é caduto e si é fatto male, ha la clavicola rotta probabilmente a causa di una pettorina da cross troppo rigida.   Viene caricato in macchina e ritorniamo tristemente all’ospedale di Douz, dove viene avvertita l'Europe Assistance.  Il morale è basso, l'unico carico è Paolo che in un attimo  "forza si parte" si ma dove si va? Sono ormai le 3 di pomeriggio e siamo al punto di partenza ? "A Timbaine! Dobbiamo campeggiare nel deserto e campeggeremo!"  Velocemente ripercorriamo la pista fatta la mattina, poi iniziano le dune, prima piccole e facili poi sempre più insidiose,  inizia qualche insabbiamento, Luca e Alberto con le moto più leggere chiudono il gruppo e aiutano chi si insabbia (io), cerco di restare a ruota agli altri ma ogni volta che davanti a me si fermano rischio di insabbiarmi, il motore scalda come una centrale atomica fortuna c'è la ventola!  provo a prendere un'altra direzione che sembra migliore, mi sposto molto  dal gruppo seguendo altre tracce, su una duna mi insabbio, mi guardo dietro ma non c'é nessuno ad aiutarmi, mentre penso che fare vedo in lontananza la Jeep che trovato un buon passaggio viaggia veloce seguita dal gruppo di moto,  una…due…….OTTO!!!! Ma ca..o non si sono accorti che non ci sono!!! resto allibito, mi manca la saliva! Con la forza della disperazione muovo la moto cercando di disinsabbiarla, sono in un bagno di sudore, accelero dolcemente e spingo brutalmente, si… va!! La spingo fino dove il terreno è più compatto, prendo fiato poi salgo e punto a tutta velocità  verso dove ho visto il gruppo, salto…sbando…ma non mollo, non posso rischiare un'altra insabbiatura! Pochi minuti e trovo le tracce, veloce li raggiungo tirando un sospiro di sollievo, è quasi sera e sono molto stanco,  ma c'è ancora sabbia,  stavolta dietro a me vigila  premuroso Alberto, mi fermo sulla cima di una duna con la ruota anteriore già sul tratto discendente, faccio per ripartire ma il paracoppa appoggia e la ruota non fa presa, Alberto mi aiuta a scavare sotto la coppa e si offre per proseguire con la mia moto…accetto senza indugi, salgo sulla XR 250 preparata per il motorally, che "vola" sulle dune affonda pochissimo e si può cambiare traiettoria continuamente, poche centinaia di metri  e ci fermiamo per montare il campo.   Nemmeno il tempo ci assiste, l'ottimo pasto cucinato da Alex viene  inondato di sabbia da un vento che si alza improvvisamente, le tende devono essere zavorrate per non volare via ed invece del cielo stellato la notte PIOVE!! Riusciamo comunque a festeggiare il compleanno di Roby con una bella bottiglia di grappa gentilmente offerta dall'organizzazione.

La mattina presto smontiamo il campo, percorriamo per qualche Km lo stesso tragitto della sera ma sembra molto più facile, arriviamo su una pista sabbiosa, ormai ho rotto gli indugi, appena sprofondo apro il gas e la moto inizia a galleggiare, i solchi lasciati dalle auto fondi anche 30 cm non creano alcun problema se non continue  sbandate, in piedi sulle pedaline lascio andare la moto dove vuole, devo solo preoccuparmi di tenere la direzione, le curve non sono più un problema piego la moto internamente alla curva e accelero, il retrotreno derapa dolcemente e la  moto curva, bellissimo ma non dura molto, altro fuoripista e stavolta ci si mette anche il vento, i passaggi sono difficili e la scarsa visibilità ci costringe a seguire la Jeep che si inclina pericolosamente, soccorro alcune cadute, il caldo è soffocante, in un punto siamo costretti a entrare in velocità in una grossa buca e scavalcare velocemente la duna che segue, se ci fermassimo probabilmente perderemmo moltissimo tempo e sudore per uscire dalla buca, durante le pause ci riposiamo all'unica ombra disponibile: quella delle moto, finalmente arriviamo alla sosta per il pranzo al sacco in un fortino, sulla cima di una collinetta! Salgo veloce ma dalla parte sbagliata la moto affonda, accelero forte ma a qualche metro dalla cima imprecando mi insabbio.  Luca mi aiuta spingiamo in due, la ruota è sprofondata oltre il perno, la catena fa preoccupanti "STOC", il terreno è sofficissimo ma sotto vi sono delle pietre che smosse dalla gomma vanno a graffiare il cerchio, fortuna non rovinano i raggi,  il motore di Luca invece fa preoccupanti rumori meccanici e non ha potenza a bassi giri.  Siamo al sole stanchi, il vento fischia tra le dune e nonostante il riparo offerto dei muri del fortino ci impedisce persino di mangiare una scatola di sardine, ho sabbia dappertutto, in bocca negli stivali…impossibile resistere senza maschera, un amico stremato dice a bassa voce “voglio solo morire!” beviamo schifosa acqua all’Amuchina per l’occasione impreziosita con sali minerali,  mentre ci riposiamo arriva in cammello una troup televisiva Olandese (un miraggio?) che segue un folle armato di un blocco di ghiaccio portato dall’Olanda ,  per scommessa (o per un colpo di sole) ha deciso di fare il gelato nel deserto, gli prestiamo una pentola, in cambio ci fa assaggiare il gelato filmati dalle telecamere.  Ci aspetta ancora il passaggio più difficile  e poi l'oasi di Ksar Ghilane, Paolo anche lui leggermente teso ci raccomanda di stare uniti, che sarà dura, il vento cancella le tracce dopo pochi minuti, se non troviamo la pista potremmo perdere ore, penso: "ma chi me l'ha fatto fare!".

Scendiamo dal fortino e vediamo una Jeep che imbocca quella che sembra una pista tra le alte dune, aspettiamo impazienti la nostra jeep che non arriva, trattenuta dalla TTR di Gerry che non parte. Finalmente arrivano ma le tracce sono quasi scomparse,  imbocchiamo la via che sembra giusta, ho finalmente capito come non rischiare di insabbiarmi, faccio andare avanti gli altri e poi li raggiungo velocemente saltando, a dispetto di quanto consigliatomi, la cima delle dune per poi eventualmente fermarmi con entrambe le ruote in discesa ( il vento in questo mi aiuta a non avere timori impedendomi di vedere cosa c’è dietro) è divertente, un po' meno per la moto e la tensione si scioglie in un attimo, mentre penso che sono meno insidiose le dune alte di quelle piccine mi distraggo e sbando verso un dosso, credo di scavalcarlo invece vedo tutto l’avantreno, parafango compreso, sparire sotto la sabbia, per istinto butto il corpo ancora più indietro, fortuna, peso della moto e gas aperto fanno si che fuoriesca da sola alzando una nube di sabbia impalpabile che mi sbatte in faccia;  non l'avessi visto non ci crederei!   Arriviamo prima del previsto e senza intoppi all’oasi, grossi alberi la circondano. Appena varcato l’ingresso il vento sparisce completamente e si apre uno scenario fuori dal comune: una pozza d’acqua sorgente a 30 gradi ci aspetta. Entriamo subito. In quel momento la sensazione è indimenticabile, non vorrei sembrare volgare ma è paragonabile solo a un qualcosa di sessuale, unito all'euforia per avercela fatta.  Scopro ben presto che l'oasi è molto turistica e che vi si accede anche da una comoda strada sterrata che pare vogliano asfaltare, nonostante ciò mantiene un fascino particolare.  Dormiamo in comode tende, teoricamente berbere, ma di berbero hanno ben poco.

L'indomani ci alziamo presto e zonziamo tra le dune scattando le foto che il giorno precedente a causa del vento era staro impossibile, il paesaggio è mozzafiato; come mi piacerebbe fermarmi li qualche giorno e ripercorrere il passaggio fino al fortino ora che sono ben riposato ed è cessato il vento o tuffarmi alla cieca in quel mare di sabbia, ma purtroppo l'organizzazione non lo prevede, peccato!.   Mentre ci apprestiamo a ripartire per Douz  il solito intoppo ci ferma: il TT/R noleggiato a David non ne vuole sapere di partire, tentano anche di trainarla  con la Jeep, unico risultato: la moto (e il pilota) cadono, l'autista non se ne accorge e li trascina per qualche decina di metri (tipo "torture Western")  fortuna c'è la sabbia. Nel frattempo provo senza risultato a modificare l'anticipo alla moto di Luca per vedere se il tiro ai bassi riprende ma purtroppo il problema è al carburatore.   La TT proprio non parte, la candela non fa nemmeno una scintilla. Con l'aiuto di un tester proviamo tutte le parti elettriche, eliminiamo il blocchetto d'accensione, proviamoo la bobina, niente da fare il guasto è serio probabilmente la centralina o lo statore, smontiamo rassegnati la ruota anteriore (anche la catena per non rovinare il cambio) per trainarla..  A Paolo, validissima ed esperta guida, scappano le parole che tutti da giorni intuivamo: "Mai fatto un viaggio in Tunisia così travagliato, con così tanti inconvenienti"  "Viste le difficoltà, la vostra capacità di adattamento e di collaborazione, siete tutti promossi per il viaggio in Libia". E' solo una battuta ma ci rende orgogliosi di avercela fatta e del legame che questo viaggio ha creato tra noi, un aiutarsi incondizionato per superare ogni avversità.  Ripartiamo con  la moto al traino nella speranza (vista la sfiga)  non se ne rompa un'altra, dove la metteremmo? Un  tratto di Pipe Line (la pista che viaggia parallela all'oleodotto) mi fa subito ricordare quanto sia "bastardo" il tole ondulé. Ci spostiamo dirigendoci  su pista di montagna a Matmata; incrociamo un luogo bellissimo, grossi ammassi di sabbia compatta levigati dal vento accompagnano un palmeto ( le ultime foto).  Abbiamo ancora le gomme sgonfie, da deserto,  Luca ne paga subito le conseguenze, una buca gli fora non una ma entrambe le gomme, rapida riparazione con gonfiaggio gomme a tutti  e siamo a Matmata, dove si possono ammirare case scavate nella terra. In serata arriviamo a Douz percorrendo una tortuosa ma veloce strada non ancora completamente asfaltata.

E' già il 22 Aprile, come vola il tempo! Ci aspetta una tappa stradale di oltre 500 Km per giungere ad Hammamet, ritiriamo la moto di Stefano che guiderà David orfano della  TT. Deviamo dalla strada ed entriamo nel Chott, qui il fondo è composto da fango coperto da un sottilissimo strato secco, che permette una cera stabilità ma non appena si accelera lo si rompe e la moto inizia a derapare, è divertentissimo, sembra di guidare una supermotard tutto in controsterzo per centinaia di metri, sembriamo dei bambini scalmanati, le traiettorie sono da "mosca impazzita" come ci farà constatare Roberto dal suo GPS, giriamo in tondo, ci incrociamo, deviamo, sbandiamo, ad una buona velocità e in tutta sicurezza in quanto lo spazio a disposizione è praticamente infinito.  Ripartiamo sorridenti per Tozeur, dove lasciamo con commozione i due aviotrasportati Alberto e Cesare, carichiamo le loro moto, quella di Stefano e anche quella dello sfortunato Luca, che per fare poco più di 100Km ha richiesto ben 3 pieni! (20litri).  Notizie dall'ospedale ci dicono che Stefano sta bene ma non lo lasciano ancora rientrare in Italia (sapremo in seguito che rientrerà la settimana seguente).  Spezziamo la monotonia della giornata con una sosta culinaria dove in una ristorantino senza pretese gustiamo il miglior Couscous (cuzcuz) mai mangiato, in serata arriviamo ad Hammamet.

Il viaggio è quasi finito, la mattina visitiamo il centro di Hammamet, la suggestiva Cartagine e ci imbarchiamo su un traghetto della Tirrenia, semplice ma confortevole. La mattinata successiva sbarchiamo a Trapani dove anche David e Fabio ci lasciano preferendo l'aereo, ci dirigiamo a Palermo intervallando soste cultural-gastronomiche (ma quanto è bella la Sicilia in primavera!) qualche ora in spiaggia e poi altro imbarco sulla lussuosa motonave Grimaldi che ci porterà a Genova.   Guardo il contaKm azzerato alla partenza da Genova: Km percorsi 2300 di cui circa 1200 di pista e fuoripista.

Ci salutiamo promettendoci di rincontrarci, magari in un prossimo viaggio, ormai sappiamo di avere nel sangue qualcosa che non ci terrà lontani, un herpes che ti riempie di voglia di partire, pronto ad esplodere alla vista, anche solo in fotografia, di  paesaggi  infiniti: Il mal d'Africa.

                                                                                                          Paolo

 

Il viaggio in numeri:

Km 2300 percorsi totali da Genova
Km 1200 circa di pista e fuoripista
N. 12 giorni di viaggio
N. 2 le notti in tenda
L.2.400.000 costo del viaggio
L. 300.000 costo benzina e extra
L. 400.000 costo preparazione moto
N. 3 forature auto
N. 3 forature moto
N. 3 i Paolo del viaggio
N. 2 le moto trainate
N. 1 le moto bicilindriche
N. 10 il voto che darei al Tour Leader
N. 100 le foto scattate
N. 1000 le volte che ci tornerei

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